Viviamo di curiosità e della capacità di stupirci quando troviamo qualcuno che ha saputo lavorare in modo straordinario a beneficio di sviluppi che potranno rivelarsi decisivi. Solo il confronto e la discussione fa avanzare le cose e ne sono sempre più persuaso in un mondo di "pappe pronte" e specialisti di indirizzare il nostro agire verso direzioni precostituite da chi è specialista della manipolazione. Ecco perché, controcorrente contro queste logiche perverse, sono lieto di parlare di un libro assai corposo e così vario da rappresentare un affresco ricco - attraverso diverse materie e tante personalità citate, complementari fra loro - sul dibattito sulla montagna sia retrospettivo che prospettico. Lo dico con l'onore di avere inaspettatamente un capitoletto a me dedicato ed è uno stimolo per scrivere finalmente qualcosa di nuovo sul futuro delle montagne, le mie e quelle altrui, come elemento geografico, umano e sociale che deve interessare i valdostani per l'ambiente dove vivono e sul quale costruire il loro futuro.
Questo volume atteso - dal titolo "La via della montagna" (Bompiani) - è frutto dell'intelligenza e delle competenze, unite ad un raro spirito di osservazione, di analisi e di compilazione, di Francesco Tomatis (Carrù, 1964), che è professore ordinario in filosofia teoretica all'Università di Salerno e istruttore di "kung fu" della "Scuola Chang". Alpinista e garante scientifico di "Mountain Wilderness International", collabora con "Avvenire" ed "Ousitanio vivo". Varie volte ci siamo incrociati in impegni pubblici ed ho sempre apprezzato la sua serietà e impegno per le montagne, come da volume pensoso e profondo dello stesso editore "La filosofia della montagna". Le sue quasi settecento pagine sono un viaggio vero e proprio, raro nell'epoca del "mordi e fuggi" e dunque il recensore è - dopo una lettura non ancora approfondita, perché certi passaggi vanno pensati e ripensati (ed in certi casi sarei lieto di discuterne con l'autore e spero di poterlo fare in privato e in pubblico!) ed il rischio è la banalizzazione per letture fugaci, ad esempio sul tema "Tav". Vale dunque la pena di proporne la struttura, che è appunto un viaggio. Si comincia con "Versante uno, dell'ascesa", declinato in "In cammino verso la montagna", "Abitare alpino", "Ritorno occitano delle Alpi", "Vita multicolore e bianca", "Via lattea". Si prosegue con "Versante altro, del ritorno" ("Rivoluzione Montana"), che si sostanzia in "A difesa, l'anima", "Spirito non-violento", "Filosofia della montagna", "Orizzonti di vita alpini", "Visioni verticali", "Rivoluzione e rigenerazione della montagna". Questo consente una lettura periodica e schematica, passando da Luigi Zanzi a Frédéric Mistral, da Giorgio Bocca a Francesco Petrarca, da Erri De Luca a Luigi Einaudi, da Walter Bonatti a Mauro Corona e non cito tutti. Ne emerge il fatto che la montagna potrebbe essere una potente e profonda lobby buona a difesa di un mondo che è fatto di tanti mondi qui sulle nostre Alpi come nei territorio del resto del mondo dove molti popoli hanno scelto di vivere in questo ambiente pieno di similitudini e ridondanze. Il merito di Tomatis è quello di dimostrare come, pur non dovendo essere unanimisti sulle scelte future, abbiamo noi montanari dei fondamentali che dobbiamo e possiamo condividere, ognuno con un suo ruolo grande o piccolo in un cammino di queste civiltà delle Alte Terre, che non devono essere considerate marginali. Mai si deve accettare il principio che non ci siano le capacità e le energie contro spopolamento, spoliazione su risorse, incapacità di avere nuovi modelli e avere politiche balbettanti e sfruttamento di chi impone pensieri e economie dissonanti. Mi ripeto, infine: esserci in questo libro, nel mio piccolo, è per me un onore che, come dicevo, mi sprona rispetto alla necessità di dire di più sulla mia visione dell'avvenire e sarebbe interessante che fosse, se possibile, un cantiere a più voci.