Secondo una classifica elaborata dal "Sole - 24 Ore" Imperia è la capitale d'Italia del clima. Chi ha vissuto, come me, numerosissime estati in questa città unita dal fascismo nel 1923 - mettendo assieme Oneglia e Porto Maurizio - lo sapeva già. Ci andavo con la famiglia sulle tracce materne: nonno Emilio era cresciuto nell'entroterra a Ginestro (dove saremmo proprietari di uliveti, immagino ormai usucapiti) per poi costruire la casa a Castelvecchio. Città di mare con sprecata vocazione turistica, il capoluogo di Provincia della parte più bella della Riviera di Ponente della Liguria già quando ero bambino usava come slogan "Tremila ore di sole l'anno". Situazione del tutto veritiera: per chissà quale giochi di venti anche le giornate più grigie assicuravano qualche raggio di sole ad illuminare le spiagge sabbiose da una parte e quelle sassose dall'altra.
Questa mattina pensavo alle spiagge per una cosa che c'entra poco. Negli anni Sessanta, nel cuore della stagione, piccoli aerei da turismo sorvolavano a bassa quota i tratti di mare con uno striscione attaccato alla loro coda e lanciavano piccoli paracaduti, cui erano legati dei pezzi di plastica con buoni sconto. Io ricordo quelli della "Galbani", che aveva scelto questa politica di marketing del tutto inusuale, che creava uno scompiglio perché gli ombrelloni si animavano e piccole folle si lanciavano a prendere, come dei predatori, questi oggetti. Mi rivedo correre a perdifiato e in certi casi nuotare verso il largo per impadronirmi del regalino caduto dal cielo. A Castelvecchio, dal negozio della signora Gigetta, avveniva lo scambio, quasi sempre per l'acquisto della "Crema Bel Paese", che consentiva a sua volta di conquistare dei punti per avere un'oggettistica di vario genere. Ricordo che di analogo c'erano al tempo i punti "MiraLanza", che avevano anche un vero e proprio catalogo da cui si sceglievano regali di vario genere. Per "Galbani", assai ambito - ed io l'ho avuto! - era uno dei protagonisti del "Carosello" - storico blocco di pubblicità mascherato da storielle più o meno edificanti - che ha forgiato le nostre generazioni, essendo anche fissato, dopo il telegiornale, come limite dopo il quale andare a letto da bambini. "Ercolino sempreinpiedi" era un pupazzo gonfiabile in plastica, che se prendevi a schiaffi tornava su per via del basamento più pesante perché ci si metteva l'acqua, aveva un viso strano, perché non era null'altro che un comico dell'epoca, che recitava le scenette del "Carosello". Ai giovani il nome di Paolo Panelli (marito di Bice Valori con cui faceva spesso coppia in scenette negli spettacoli del sabato sera) dice poco, ma era un comico arguto nel suo biascicare romanesco. Tecnicamente "Ercolino" è un "misirìzzi", parola che risale, come l'oggetto, al secolo XVII ed è, come definizione vera e propria "figurina che ha per base una semisfera pesante, in modo da tornare sempre in posizione verticale". Come etimologia di origine romanza è già utile per strappare un sorriso, perché viene banalmente dalla locuzione "mi si rizzi". L'ottimo sito unaparolaalgiorno osserva argutamente: "La caratteristica di rialzarsi sempre ha permesso al misirizzi di sviluppare dei significati figurati discretamente diffusi: si può dire che certi uomini politici siano dei misirizzi, che per quanto vengano attaccati e atterrati tornano sempre alla ribalta; davanti ad offese gratuite e pesanti si potrà sfoggiare una resilienza da misirizzi; e nel perseguire il proprio sogno si resisterà ai fallimenti con la determinazione inarrestabile di un misirizzi. Certo è una parola buffa, facilmente pervertibile in doppisensi, ma definisce una figura talmente simbolica da poter contare su un valore sempreverde". Immagino di avere acceso una lampadina in chiunque di voi. Potrebbe essere un divertente gioco di società da fare con gli amici, mettendo assieme una lista, di "Ercolini sempreinpiedi" (talvolta con i piedi in più scarpe...). Sono figure onnipresenti, che riescono sempre e spesso immeritatamente a "tornare su", sfidando la logica e la forza di gravità. Ogni tanto mi domando come facciano ad avere non dico il coraggio di tornare su, ma proprio di farsi vedere in giro. Ma questo comporta per chi un rovescio della medaglia per chi diventa vittima di certi atteggiamenti. Ha scritto il cardinale Gianfranco Ravasi: «Ci si imbatte spesso in una spudoratezza che rasenta l'indecenza e l'arroganza: ci sono persone che esigono senza nessun diritto o titolo e non danno tregua fino alla meta raggiunta. Vittime sono di solito proprio i buoni, i miti, i mansueti, i caritatevoli. La sfrontatezza degli uni abusa della magnanimità degli altri. E purtroppo bisogna riconoscere che di fronte all'improntitudine, alla faccia tosta quasi insolente ci si ritrova impotenti e deboli». Meno elegantemente per gli "ercolini": il loro galleggiamento quasi sempre non ha nulla di fashion e non mi spingo più avanti nel ricordare che cosa galleggi sempre, sfidando i peggiori marosi.