Una premessa è d'obbligo. Non ho particolare nostalgia per i tempi della scuola, che ho vissuto in modo piuttosto gioioso, ma per fortuna ogni età ha i suoi "pro" ed i suoi "contro" e trovo ridicolo vivere guardando all'indietro. Questo non vuol dire affatto non coltivare i ricordi, compresi quelli che ti scaldano il cuore e che possano essere considerate tappe che portano ciascuno di noi ad essere quello che è. Per cui, fra le cose care della giovinezza come terreno di allenamento per l'età adulta, ricordo le manifestazioni studentesche. Sui contenuti fattuali stendo un velo pietoso, perché arrancavamo in proteste di cui non sempre avevamo esatta documentazione. Ad Aosta al Ginnasio ricordo grandi discussioni sui "decreti delegati" di riforma della scuola che, con la conoscenza successiva e il senno di poi, appaiono ingenuità adolescenziali. Per non dire ad Ivrea - dove ho fatto il Liceo - certe manifestazioni contro lo Scià di Persia a favore di chi poi ha stretto l'Iran nella morsa del fondamentalismo religioso. Dei veri fessi da combattimento.
E tuttavia certe "okkupazioni" con robe semiserie come l'autogestione e certe veglie "in attesa dei celerini" (mai arrivati...) oppure certe assemblee infuocate in cui uno provava sé stesso nel parlare in pubblico del tutto estranei ai nostri programmi scolastici sono state impagabili palestre. Scrivere i volantini, ciclostilarli, distribuirli erano come sangue che scorreva nelle vene e dunque momenti cui nessuna generazione dovrebbe rinunciare, malgrado certe stupidaggini, ingenuità e pure strumentalizzazioni. Per questo moralmente simpatizzo per lo sciopero globale per il futuro, "Global strike for future", organizzato dalla "Youth for climate" ("Gioventù per il clima") che fa riferimento ad una rete internazionale di organizzazioni giovanili che mirano ad ispirare e mobilitare i giovani affinché siano intraprese azioni utili a contrastare il riscaldamento del pianeta e quel cambiamento climatico che ormai solo i fessi addebitano a naturali evoluzioni del nostro Pianeta. Tutto è partito in Svezia, che lo scorso anno ha registrato un'eccezionale ondata di calore. Una ragazzina di nome Greta Thunberg - per altro affetta da una tipologia di autismo - ha iniziato la lotta esponendo ogni venerdì mattina davanti al Parlamento svedese un cartello con su scritto "Skolstrejk för limate" ("Sciopero scolastico per il clima"), che è stato fatto proprio dai giovani del pianeta. Lo slogan #fridaysforfuture ha trasformato Greta nel simbolo di milioni di giovani, che vogliono contrastare i rischi legati ai cambiamenti climatici che minacciano il loro futuro, che troppi Governi al mondo assumono in modo svogliato e rivendico di essere stato, come presidente di Regione tanti anni fa, fra coloro che hanno studiato in ambito valdostano l'impatto terribile in futuro e già oggi del riscaldamento globale. Una macchina che, se non si rallenterà, creerà un ambiente alpino pieno di insidie e di pericoli. L'Italia spicca per la solita solfa di grandi dichiarazioni di principio e una certa sciatteria nei fatti, per cui la protesta ha da noi un significato ancora più profondo. Ricordo che rispetto alla lotta al riscaldamento globale l'Italia ha tagliato le emissioni rispetto al 1990 del 17 per cento, il Regno Unito del 36 per cento, la Germania del 28 per cento mentre la media UE a 28 è pari a un taglio del 24 per cento (fonte: "Unfcc 2015"). L'Italia è molto distante dagli obiettivi fissati per l'energia, la qualità dell'ambiente, la salute, le disuguaglianze, le performance economiche. Un quadro desolante. Il grido di Greta «Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi» deve pesare su tutti i decisori. E aggiungerei quel messaggio di Greta per i politici gridato a Katovice per la conferenza sul clima di dicembre scorso: «Dovete agire come se la vostra casa fosse in fiamme (...) Ci avete ignorato in passato e ci ignorerete di nuovo. Abbiamo finito le scuse e stiamo finendo il tempo. Siamo venuti qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene alle persone». Dunque lo sciopero, se non diventerà occasione solo per un giorno di vacanza per studenti e altri, ha un suo perché, specie nei Paesi democratici dove dovrebbe contare il peso dei cittadini sugli organi rappresentativi. Buona protesta a tutti, cari ragazzi, sapendo che tante volte ho persino rimproverato ai miei figli oggi ventenni una certa mansuetudine rispetto al loro papà "contestatore", che così facendo in fondo testava alcuni aspetti di vita vissuta irripetibili.