Nella mia infanzia si usava il termine "spazzatura" e non quello di "rifiuti". Il primo si è diffuso in funzione appositiva ("cibo spazzatura", "televisione spazzatura"...), il secondo più malinconico - "rifiuto" ha molto usi linguistici! - si è affermato e... differenziato. Ci pensavo perché da oggi scatta, dove abito in Valle d'Aosta, una nuova modalità di raccolta e dunque ogni cittadino ligio si trasforma a fin di bene in un soldatino che deve seguire regole precise - pena sanzioni - per un servizio a pagamento sempre più costoso. Lo spazzino, il netturbino, non a caso è nel linguaggio del politicamente corretto "operatore ecologico" e non è più quella figura marginale, spesso emaciata, della nostra infanzia, ma almeno nel caso valdostano è uno scattante personaggio che guida il camion della nettezza urbana da cui scende con prontezza e carica sul suo mezzo, che avanza a singhiozzo fra una sosta e uno spostamento, il contenuto da buttare, bidone per bidone in un'operazione dal ritmo sportivo.
Ha scritto di loro il giornalista Federico Fubini: «Sono i veri sacerdoti del consumismo, solo la loro esistenza garantisce che la nostra folle corsa verso l'uso delle cose materiali possa continuare. Immaginiamo di essere costretti a tenerci quello che abbiamo, di non poter più buttare via nulla. E' chiaro che si fermerebbe tutto». Beh, con le nuove regole che sto imparando questa logica di "tenersi le cose" un pochino si afferma. Da oggi la mia famiglia è dotata non più di bidoni grandi, condominiali o a uso di più abitazioni, ma si afferma per la larga maggioranza di utenti l'uso - che avveniva sinora solo in parte - del "bidoncino". Anzi i bidoncini, che a me sembrano troppo piccoli e perciò poco capienti ma forse mi sfugge l'intrinseca funzione pedagogica, che mi indica in quella misura ridotta un invito a contenere la quantità di rifiuti. A me sembra che se ne producano sempre di più e concordo con quanto scriveva un politico ambientalista sudtirolese, Alexander Langer: «I rifiuti mandano un doppio crudele messaggio: ci dicono che le cose vengono usate con economica brutalità, senza comprensione e sintonia, e che tutto ciò che non conserva l'abbagliante luccichio del "nuovo di zecca" è semplicemente da buttare: che terribile oracolo: l'usa e getta come canone fondamentale della nostra società». Leggo però chi profetizza che si possono azzerare senza problemi i rifiuti, quanto a me ignorante sembra un'idea da Houdini. Ma i protagonisti sono proprio i bidoncini, destinati nella ridente Saint-Vincent e nei Comuni montani a diventare parte del paesaggio e in certi punti saranno decine e decine in fila indiana ad aspettare di essere riversati nei camion, cambiando colore come in uno spettacolo a seconda del loro contenuto con disciplina militare cui attenersi. E la disciplina si applica ai conferimenti spalmati lungo i giorni della settimana sia per residenti che per i turisti, rimanendo sospeso come farà un milanese che viene a sciare nel fine settimana a mettere sul marciapiede un bidoncino da esporre il mercoledì... Ecco la tabella di marcia, esposta a casa mia sul frigo, perché anche lui - elettrodomestico creatore di troppi rifiuti - venga coinvolto nelle operazioni, di cui tutti in casa dobbiamo avere contezza in una logica di solidale e di mutuo soccorso. Allora: possediamo cinque bidoncini, di cui il giallo è "multimateriale" (ben sciacquato e schiacciato!) che si ritira il lunedì, il marrone è l'inquietante e potenzialmente puzzolente "organico" che va esposto il martedì e il sabato, segue il grigio e dunque triste bidoncino dell'"indiffrenziato" da "uscire" il mercoledì, ci sono poi il verde e il blu che sono "vetro" e "carta" da mettere in strada il giovedì e il venerdì. Ogni cittadino ha poi una tessera per andare a portare, per l'ultimo addio, altro materiale nei centri appositi di conferimento, che se ci fossero stati ai tempi di Dante Alighieri il Poeta avrebbe potuto ambientarci un girone. Non mi occupo qui della questione discarica alle porte di Aosta, orrendo monumento ai rifiuti. Bocciato il termovalorizzatore per volontà popolare da rispettare, si aspetta il famoso "trattamento a freddo" di cui non ho studiato i particolari tecnici e già sono pronto a scommettere sulla "discarica bis", questa volta in Bassa Valle. Resta un'ultima cosa: reggerà il senso civico con questi sistemi di raccolta o, come ho visto fare in altre Regioni, fioccheranno sacchetti buttati in giro?