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04 nov 2018

Il silenzio dei "difensori" della Costituzione

di Luciano Caveri

Sfugge con esattezza quale sia il progetto politico di destrutturazione modernista e digitale della Costituzione e della Democrazia nella testa dei veri leader dei pentastellati. Ho letto parecchio dei due Casaleggio, prima il padre Gianroberto e poi il figlio Davide, e non ho capito granché, ma quel è che certa è la logica confusa ma pericolosa. Per altro la scelta di una classe politica espressa con personalità di basso profilo come Luigi Di Maio spinge a ritenere che nel famoso "Movimento" conti più l'obbedienza che la preparazione. Eppure i pentastellati, contraddittori è demagogici, populisti e aggressivi, contano su uno zoccolo duro di intellettuali silenti che tacciono dopo aver molto parlato negli anni scorsi ed a mio avviso talvolta a proposito, come sulla famosa riforma Renzi-Boschi che personalmente ritenevo allarmante.

Si chiedeva, giorni fa, Angelo Panebianco sul "Corriere della Sera": «Ma dove sono tutti quanti? Così pare che abbia esclamato il fisico Enrico Fermi riflettendo sul fatto che, dato l'enorme numero di stelle che popolano l'Universo, dovrebbero essere numerosissime anche le civiltà extraterrestri. Ci si può porre oggi la stessa domanda pensando ai tanti difensori tutti di un pezzo (acronimo: "Dtpc") della Costituzione italiana. Mentre non sappiamo se gli extraterrestri esistano oppure no, sappiamo per certo che i "Dtpc", almeno fino a un paio di anni fa (ancora ai tempi del referendum costituzionale), esistevano. All'epoca, anzi, erano numerosissimi e chiassosissimi: sempre pronti a gettarsi generosamente nella mischia, pronti a menar le mani non appena qualcuno minacciava di cambiare una virgola o un punto e virgola di un qualche comma della Costituzione. Allora scattavano subito le tre "M": mobilitazioni (ovviamente antifasciste), manifesti, manifestazioni. Un diluvio di parole in libertà. Il mondo "Dtpc" è (era?) un mondo-movimento stratificato e gerarchico. Al vertice ci sono le componenti più istituzionali. E' ovviamente folta, ai livelli di vertice, la presenza di politici di professione che però cambiano, entrano o escono dal giro a seconda delle circostanze. Oltre a diverse presenze fisse (per lo più politici già attivi all'epoca della Prima Repubblica) ci sono talvolta anche presenze bizzarre e estemporanee. Nell'ultimo giro, quello del referendum costituzionale, ad esempio, essendo adirato (non senza ragioni) con Matteo Renzi, ci è finito dentro persino Silvio Berlusconi. Sempre al vertice ci sono le organizzazioni sopravvissute al naufragio della sinistra del tempo che fu ("Cgil", "Magistratura Democratica, Anpi eccetera). Seguono poi , un gradino più sotto, gli intellettuali organici del movimento Dtpc, essenzialmente professori di diritto (costituzionale ma non solo). Dietro (o al di sotto) di loro, c'è un variopinto caravanserraglio composto da intellettuali di ogni grado e tipo, gente dello spettacolo, eccetera. Al fondo della torta, ultimo strato, infine, troviamo tanti cittadini comuni sempre pronti a mobilitarsi, a rispondere positivamente ai richiami che provengono dagli strati superiori. Tutti, dal vertice in giù, sono accomunati dal fatto di essere pronti a scattare in qualunque momento, ardendo di indignazione per la Costituzione minacciata e la democrazia in pericolo. Si noti che un tempo il movimento suddetto non si attivava solo in occasioni istituzionali (referendum): bastavano certe dichiarazioni non di suo gradimento in materia costituzionale da parte di capi politici importanti ma detestati dal movimento stesso per scatenare la buriana. Minimo minimo arrivavano una vagonata di articoli indignati e il solito appello dei soliti intellettuali. Ma ora dove è andato a nascondersi il movimento Dtpc?”. Scriveva qualche giorno prima su em>"Il Ftto" Giorgio Marini, allargando il discorso alla Lega e facendo nomi e cognomi: “Sono andato a rivedere il comitato del No al referendum costituzionale, quello del 4 dicembre 2016, e ho trovato un appello per votare No contro la riforma costituzionale che presentava il seguente ragionamento. Occorre “difendere gli spazi di civiltà, di democrazia e di garanzia di cui la Costituzione si dovrebbe fare garante diventa un imperativo categorico. Perduta questa battaglia tutto diventerà più difficile e lo smantellamento definitivo dei diritti fondamentali di conquista democratica diventerà la naturale conseguenza politica. Dobbiamo averne la piena consapevolezza. Una riforma che vuole essere tale interviene sul miglioramento della democrazia rappresentativa, sul rapporto con gli elettori, sulla maggiore vicinanza del corpo elettorale agli organi di rappresentanza politica, su nuovi elementi di democrazia partecipativa”. L'appello era firmato da un numero significativo di personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, dell'informazione. Un piccolo elenco per voi. J-Ax, Nicola Acocella, Marco Albeltaro, Vittorio Angiolini, Alberto Asor Rosa, Assalti Frontali (gruppo musicale), Gaetano Azzariti, Michele Bacci, Andrea Bajani, Laura Barile, Carlo Bertelli, Francesco Bilancia, Franco Bile, Sofia Boesch, Ginevra Bompiani, Stefano Bonaga, Sandra Bonsanti, Mario Bova, Giuseppe Bozzi, Alberto Bradanini, Alberto Burgio, Agostino Cabiddu, Giuseppe Campione, Luciano Canfora, Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Gian Carlo Caselli, Loris Caruso, Rosita Celentano, Riccardo Chieppa, Luigi Ciotti, Pasquale Colella, Daria Colombo, Michela Conforti, Fernanda Contri, Nicola D'Angelo, Claudio De Fiores, Erri De Luca, Roberta De Monticelli, Claudio Della Valle, Ida Dominijanni, Angelo D'Orsi, Roberto Einaudi, Vittorio Emiliani, Fedez, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Vincenzo Ferrari, Sabrina Ferilli, Maria Luisa Forenza, Carlo Freccero, Patrizia Fregonese, Mino Gabriele, Alberto Gajano, Giuseppe Rocco Gembillo, Roberto Giannarelli, Giorgia (cantante), Paul Ginsborg, Peter Gomez, Fabio Grossi, Riccardo Guastini, Monica Guerritore, Elvira Guida, Leo Gullotta, Sabina Guzzanti, Alexander Hobel, Enzo Iacchetti, Elena Lattanzi, Antonio Lettieri, Rosetta Loy, Paolo Maddalena, Valerio Magrelli, Luciano Manisco, Fiorella Mannoia, Maria Mantello, Ivano Marescotti, Anna Marson, Annibale Marini, Federico Martino, Enzo Marzo, Citto Maselli, Stefano Merlini, Gian Giacomo Mingone, Giuliano Montaldo, Tomaso Montanari, Paolo Napolitano, Giorgio Nebbia, Guido Neppi Modona, Diego Novelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Oldoni, Moni Ovadia, Alessandro Pace, Valentino Pace, Antonio Padellaro, Giovanni Palombarini, Giorgio Parisi, Gianfranco Pasquino, Piero Pelù, Gian Andrea Piccioli, Valerio Pocar, Daniela Poggi, Michele Prospero, Alfonso Quaranta, Antonella Ranaldi, Norma Rangeri, Giuseppe Rescigni, Marco Revelli, Umberto Romagnoli, Paolo Rossi, Claudio Santamaria, Gennaro Sasso, Vincenzo Scalisi, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola, Andrea Segre, Giuseppe Sergi, Salvatore Settis, Armando Spataro, Barbara Spinelli, Corrado Stajano, Mario Tiberi, Toni Servillo, Alessandro Torre, Alessandro Tortorella, Nicola Tranfaglia, Nadia Urbinati, Gianni Vattimo, Daniele Vicari, Massimo Villone, Maurizio Viroli, Marco Vitale, Maurizio Volpi, Roberto Zaccaria, Gustavo Zagrebelsky, Alex Zanotelli. Due anni dopo quel referendum costituzionale c'è un partito che vuole abolire la democrazia rappresentativa e un altro che vuole distruggere la democrazia dell'Europa. Ora, la domanda è spontanea: se i nomi che vi abbiamo appena elencato due anni fa hanno unito le loro forze per difendere davvero la democrazia rappresentativa, cosa aspetta la "Zagrebelsky Associati" a firmare con urgenza un appello per dire "no" ai veri ed espliciti nemici della democrazia rappresentativa? Più passerà il tempo e più sarà chiaro che aver trasformato gli avversari politici in nemici della democrazia ha contribuito ad abbassare le nostre difese immunitarie di fronte ai veri nemici della democrazia. E' la favola del "al lupo al lupo". E oggi è arrivato il momento in cui il lupo c'è davvero». Ma torniamo a Panebianco: «In tempi più civili, i "Dtpc", reduci dalla grande battaglia combattuta e vinta contro il "progetto autoritario" (come lo definivano) di Matteo Renzi, avrebbero per lo meno cercato di salvare le apparenze. Avrebbero finto di essere scandalizzati dalle parole di Grillo e Casaleggio. Quei tempi civili sono passati, non è più nemmeno necessaria l'ipocrisia: il vizio non ha più bisogno di rendere omaggio alla virtù. In Italia, diceva Giovanni Giolitti, le leggi si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici. Vale anche per la Costituzione. Qualche mese fa, i capi (quelli veri, Casaleggio e Grillo) del partito più forte, i "Cinque Stelle", hanno manifestato il proposito di rottamare il Parlamento. Un paio di settimane fa Grillo ha attaccato i poteri del Capo dello Stato. Ci si poteva aspettare, da parte dei "Dtpc", un baccano d'inferno. C'è stato invece un assordante silenzio. Sembra proprio che alla maggioranza di questi paladini della Costituzione nata dalla Resistenza importi ben poco sia della Costituzione che della Resistenza: la difesa della Costituzione contro le "involuzioni autoritarie" è più che altro un'arma politica di comodo da utilizzare contro il nemico di turno, si chiami Bettino Craxi, Silvio Berlusconi o Matteo Renzi. Evidentemente, essi non considerano nemici Grillo, Casaleggio e soci. Per inciso, questo è un aspetto che richiederà di essere studiato a fondo. Suggerisco che abbia a che fare con una questione di consonanze ideologiche, di affinità elettive: peronisti sono i "Cinque Stelle", peroniste sono sempre state le concezioni dominanti negli ambienti intellettuali italiani. Poiché, comunque sia, i "Dtpc" non catalogano i "Cinque Stelle" come nemici, essi possono soprassedere, possono fischiettare, fingere di non avere ascoltato i propositi costituzionalmente eversivi di Grillo e Casaleggio». Ragionamenti su cui riflettere.