"Casalinga di Voghera": anche a me è capitato di adoperare questa espressione diventata molto comune ed ormai cangiante secondo le stagioni come campione - con vena sarcastica - di quella parte, poco appariscente ma decisiva ad esempio al momento del voto, della popolazione italiana. Esempio sintetico di un basso livello di istruzione e con forte influenza nei comportamenti da parte della televisione (oggi dei "social"), esprime in più un certo senso pratico, piuttosto rozzo, senza troppi fronzoli ideologici, che in genere considera con disprezzo la cultura in una logica terra a terra che oggi pare un virus. Diciamo che segue il flusso, senza troppi ragionamenti: caso di una massa facilmente suggestionabile che crea in politica picchi di successi e baratri di insuccessi, perché segue gli umori, come dimostrato in ultimo dalla parabola di Matteo Renzi e certi successi attuali nell'agone politico che odorano di adorazione di leader dal penchant autoritario.
Non mi dilungo sulla querelle su chi abbia coniato l'espressione. Umberto Eco ricordò che nel 1966 il servizio opinioni della "Rai" avviò un'inchiesta volta ad accertare quali tra i cittadini, precisamente l'italiano "medio", comprendessero pienamente termini come "scrutinio", "leader", eccetera. Il gruppo interrogato dall'inchiesta che dimostrò meno comprensione al quesito fu proprio quello di certe casalinghe di Voghera. C'è chi torna molto più indietro detrattori della scrittrice vogherese Carolina Maria Margarita Invernizio, come disprezzo verso i suoi libri. Un altro scrittore vogherese - di ben altro livello - Alberto Arbasino, nato anch'egli a Voghera, rivendicò la paternità dell'espressione, ispirata alle sue zie di Voghera come rappresentative di un solido buon senso lombardo. Io pensavo che la paternità fosse - perché lo ricordavo - di Beniamino Placido sul quotidiano "La Repubblica" a metà degli anni ottanta, quando si occupava di critica televisiva. Comunque sia, a me interessa annotare quanti siano ormai le casalinghe ed i casalinghi di Voghera, come tipologia di persone, che invadono il Web con baggianate, spesso originate da "fake news", di stampo razzista, talvolta persino ammiccanti a vecchie storie filo-fasciste se non persino filo-naziste, esibite con orgoglio in un misto di populismo, nazionalismo, statalismo, sovranismo e altri "-ismi" di cui si potrebbe fare a meno. Roba orrenda che mi indigna e lo dico - per evitare che mi si rimproverino strabismi - che ciò vale per qualunque teoria totalitaria in qualunque punto dello schieramento, che siano mostri vecchi o nuovi, compresi gli orrori del comunismo. Trovo assai interessante e per questo lo cito di nuovo, pur avendo già avuto l'occasione di parlarne, un libro "Ecco perché i cani fanno la pipì sulle ruote delle macchine. L'uomo e il suo rapporto con gli altri animali e le leggi della natura" dello zoologo Ferdinando Boero. L'autore, nel passaggio che mi interessa, si occupa del darwinismo, partendo dalla pressione della selezione naturale. Ecco quanto scrive: «La genetica esprime le varie possibilità, la selezione naturale sceglie quella che più permette la sopravvivenza della specie. Nessuna pietà per i deboli, i lenti, i distratti, i vecchi, i malati, i neonati malati o abbandonati. Per come la vediamo noi (me compreso) questo suona come il nazismo. E, in effetti, il darwinismo applicato alla società fu da puntello al nazismo. Però, se ci pensate, il nazismo fu spazzato via da altri che la pensavano in modo differente. Alla fine i nazisti erano scemi, lenti, poco potenti. Ce l'hanno fatta con qualcuno, ma hanno preso terribili mazzate con qualche altro. Non parliamo dei fascisti! Ridicolmente supponenti nel loro delirio di superiorità, mandati a fare guerre con scarpe di cartone e carri armati di latta. Pensavano di essere loro i forti che avrebbero eliminato i deboli, e invece è venuto fuori che i presunti deboli erano più forti. La risposta alla violenza di chi si sentiva legittimato a sopprimere gli altri è stata ancora più violenta: la bomba atomica. Alla lunga i conti tornano. La selezione naturale li ha spazzati via: darwinismo. La nostra è una specie sociale e la parola società, socialismo, comunità compare in moltissime "visioni" dello stare assieme. E oramai non comprende tutti gli umani, ma solo alcune porzioni della grande popolazione della nostra specie. Il nostro successo, la nostra forza, si basa sulla socialità, la cooperazione, lo stare assieme. I geni della stupidità pare non siano stati eradicati, e i geni nazisti e fascisti sono latenti nella nostra cultura. Vengon fuori ogni tanto, e ogni volta, credo, ci dovrebbe essere un leone che se li mangia». Condivo a pieno, perché dimostra semplicemente che l'umanità - con tanti andirivieni che spesso sono stati terribili - alla fine sa correggere la selezione naturale ed i suoi meccanismi spietati. Questo ci differenzia dagli altri animali in evidente contrasto con chi si intruppa - come la "casalinga di Voghera" o come altrimenti la si voglia chiamare - in eserciti che vagheggiano la selezione naturale come anti-umanità.