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13 mar 2018

L'inatteso messaggio in bottiglia

di Luciano Caveri

La notizia non è ancora stata resa nota, ma lascia davvero senza fiato. L'altro giorno, in occasione di alcuni scavi nei giardini antistanti la stazione ferroviaria - di recente intitolati al grande sardista Emilio Lussu, che fu relatore alla Costituente del nostro Statuto d'Autonomia - è stata rinvenuta una bottiglia senza particolari etichette, ma dall'aspetto sicuramente datato. Pareva essere stata sepolta molto tempo prima e conteneva, a prima vista, qualche cosa al proprio interno. Un foglio arrotolato è stato tratto dall'operaio che aveva toccato con la vanga questo oggetto sotterrato. E' stato l'impresario incaricato dei lavori a pensare di chiamare qualcuno del vicino Archivio storico della Regione: che fossero loro a dare un'occhiata a quella cosa. Insomma, a farla breve si trattava, fatto piuttosto bizzarro, di un messaggio in bottiglia, che al posto di essere gettato nel mare - che da noi non c'è - era stato sepolto da qualcuno con la speranza che un giorno sarebbe stato ritrovato.

Dentro il vetro, infatti, conservato in modo accettabile, c'era un foglio di carta ingiallito - come da classico messaggio in bottiglia - con una sola frase: «Soyez dignes de nous!». Che strana cosa, pensando che in calce al brevissimo messaggio figurava un gran numero di firme. A capirne il significato è stato il Dirigente, storico di grande esperienza e esperto delle radici dell'Autonomia valdostana. Le firme, ordinate in ordine alfabetiche e vergate assai probabilmente dalla medesima penna stilografica dal singolare inchiostro azzurrino erano le seguenti, una volta decriptate le scritture più ostiche: "Flaviano Arbaney, Beniamino Armand, Lino Binel, Ferdinando Bionaz, Severino Caveri, Giovanni Chabloz, Federico Chabod, Aureliano Chanu, Enrico Cuaz, Francesco David, Ugo De La Pierre, Giuseppe Ferrein, Luigi Fresia, Claudio Manganoni, Giulio Nicco, Renato Nouchy, Ernest Page, Enrico Pareyson, Alessandro Passerin d'Entrèves, Giuseppe Thiébat, Carlo Torrione, Candido Vacher, Luigi Vesan, Maria Ida Viglino ed Alessandro Villettaz". Erano niente altro che i membri del primo Consiglio Valle, quello che fu creato - con nomine del "CLN - Comitato di Liberazione Nazionale" - come conseguenza della prima Autonomia sino al primo Consiglio Valle elettivo, frutto dello Statuto speciale. Erano personalità molto varie, espressione del meglio della società valdostana in momenti cruciali, difficili e impegnativi. Ma quel che colpisce di loro era la spinta morale dopo il Ventennio fascista, consci come erano di vivere un passaggio epocale. Non ci è voluto molto a capire che cosa fosse successo: forse in una pausa di lavori, era nato - quasi per scherzo, come per una burla - questa idea di lasciare qualcosa che ricordasse il loro passaggio. Bastava una frase per i posteri, una sorta di epitaffio che - una volta rinvenuto - suonasse come un ammonimento che aveva attraversato più di settant'anni di Storia valdostana. Personalmente non credo ai fantasmi e men che meno al soprannaturale. Però devo dire che quella frasetta, «Soyez dignes de nous», mi ha davvero colpito e tormentato. Erano quelli anni pieni di passione politica e di passaggi assai delicati, ma qualcosa era davvero un comune denominatore: la dignità, appunto, di dimostrare che il popolo valdostano e i suoi rappresentanti di allora non avrebbero sprecato l'occasione derivante dal regime autonomistico. So bene, perché l'ho studiato e per fortuna vissuto in famiglia, come per gran parte dei valdostani quell'Autonomia fosse un abito stretto, rispetto alle speranze che si erano coltivate negli anni della Resistenza e nel tratto di strada fra i decreti luogotenenziali e lo Statuto e persino nel dopoguerra, quando ampie parti dello Statuto erano rimaste sulla carta. Molte volte mi è capitato di scrivere come bisogna essere attentissimi e mai remissivi rispetto ai diritti sanciti dallo Statuto, collocabili nel complesso più vasto dei principi costituzionali e persino, ormai, dai Trattati europei, ma la questione non si esaurisce qui. Ai "diritti" corrispondono sempre dei "doveri" e, di questi tempi, l'elenco del mancato rispetto di alcuni di questi doveri è sotto gli occhi di tutti ed è una delle ragioni della crisi di credibilità di una parte del mondo autonomista. Non si tratta solo - sarebbe meschina l'analisi - di quanto risultante dall'ultimo voto alle Politiche, ma dello sgretolamento progressivo di aspetti essenziali come l'onestà personale e l'efficacia dell'azione amministrativa, così come della mancanza di una progettualità di prospettiva e di una coscienza politica forte con legami stretti con le altre Autonomie speciali e le minoranze in Italia e in Europa, così come è stato negletto quel mondo della francofonia che è una porta aperta sul mondo. "Dignes", rimuginiamo su questa parola. Con un'avvertenza: gli ammonimenti dal passato sono pietre preziose, ma non esimono le generazioni attuali dalla necessità di respirare l'aria dei nostri tempi, adeguando comportamenti, norme, speranze al quadro attuale. Il passatismo o peggio l'anacronismo rischiano di essere una tomba, ma senza mai dimenticare i... messaggi in bottiglia e la necessità di esserne coerenti e conseguenti per evitare l'onta di essere complici di una sorta di "damnatio memoriæ".