Mi sarebbe piaciuto scrivere una bella articolessa sulle elezioni Politiche in Italia. Ma, messomi alla tastiera, le dita si sono rifiutate di muoversi, paralizzandosi. Come capita quando devi attraversare un cortile senza ombrello sotto un acquazzone tropicale, mi sono fermato al riparo a pensare e ad aspettare quando finalmente spioverà nella confusione delle mie idee. Sinora l'unico sentimento che spicca è la preoccupazione per quel che verrà. Nessuno difende l'indifendibile della politica italiana, ma se a qualcosa serve questa mia capigliatura ingrigita sta nel fatto che davvero non c'è limite al peggio e il pozzo talvolta è senza fondo, precipitevolissimevolmente. Così mi rifugio dell'enclave valdostana o presunta tale, che credo o forse credevo di conoscere bene, ma l'impressione è che ormai la proverbiale differenza politica sembra destinata a finire sotto terra in un processo di omogeneizzazione di cui ci sono tante responsabilità, specie interne e non imposte da fuori.
Non farò nell'occasione un discorso sulle persone, anche se nessun sistema elettorale come l'uninominale inglese è legato alla personalità del candidato e non solo alla forza del partito o della coalizione che l'appoggia. Per carità può capitare che scattino meccanismi nella scelta che magari nulla hanno a che fare con la competenza in senso proprio. Può giocare la simpatia, persino l'avvenenza, può essere la reputazione della persona o, per contro, la scarsezza degli avversari che riducono la possibilità di scelta. Ma in generale, specie quando si ha diritto ad un deputato e a un senatore solo, la decisione dovrebbe essere ponderata. Ma, si sa, alla pancia non si comanda e si può scegliere lo sberleffo come critica allo status quo. Viviamo in tempi diversi, in cui in fondo la competenza sembra non contare, si favorisce il contro piuttosto che il pro, si ritiene che chiunque possa fare tutto, basta un bel tutorial su "YouTube" e possiamo svolgere una professione qualunque. La specializzazione è snobismo, classismo, vuol dire non riconoscere che esiste un'eguaglianza che fa sì che ognuno possa fare bene e basta con gli esperti e gli specialisti, specie in politica. Chi si professionalizza è Casta allo stato puro, meglio ruotare, scegliere a uzzo, magari persino tirare a sorte chi deve far che cosa per dimostrare sempre e comunque che «il Re è nudo» e spezzare l'incantesimo della saccenteria. Che, in sostanza, fa così poco democratico... Va bene così: ad ogni sistema declinante se ne deve sostituire un altro. Per cui difendere l'esistente, specie quando appare al tramonto, è operazione inutile. Personalmente però, pur essendo per il libero commercio, senza dazi, e per la parte buona derivante dai principi di concorrenza, trovo che in politica qualche riferimento alle logiche del chilometro zero varrebbe la pena di averla. Sempre che il prodotto sia valido, non sia contraffatto, e dimostri buone caratteristiche organolettiche. Poi se si preferisce le importazioni di prodotti esterni, magari di moda e di pronta beva, si sappia almeno quali conseguenze ci saranno. Personalmente sono per lavorare qui, che non vuol dire avere orizzonti asfittici e sbattere la testa contro frontiere a Pont-Saint-Martin o sul Monte Bianco. Anzi si può essere ben radicati qui ma con rapporti politici a Roma e in Europa del tutto soddisfacenti, anzi con quella libertà che si intruppa in grandi e importanti mandrie rischia di non avere, perché è uno fra i tanti. L'ho vissuto, ci ho lavorato, conosco i meandri di certi Palazzi e so di cosa parlo. Per cui va benissimo scegliere qualcuno nella massa, ma si sappia che la libertà e persino gli strumenti a disposizione sono limitati. In questo il tempo sarà galantuomo e gli eventi saranno leggibili come l'acqua di fonte. Per cui chi crede a modelli alternativi a questa new age è pregato di farsi avanti. Non si tratta di giocare alla "falange macedone" autonomista o al fortino del Far West per contenere chissà quali attacchi, ma di cercare - se si può dopo tante liti - qualche comune denominatore che non sembri una svendita all'asta con un ribasso sempre più basso. Forse sono un sognatore, ma penso da sempre che il miglior modo per realizzare le cose sia almanaccare con la fantasia, ma poi si fanno i conti sempre e implacabilmente con la realtà.