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18 dic 2017

Cinque punti semiseri sulla neve

di Luciano Caveri

In un mondo alla rovescia si potrebbe immaginare questo scenario. Siamo ai Tropici e per molti anni il sole si è fatto vedere poco, anzi sono le piogge ininterrotte a farla da padrone. Per cui alla fine in spiaggia nessuno è più abituato a mettere ombrelloni e sdraio, le creme solari sono state bandite, anche il look anti-solleone sostituito da abiti sempre leggeri ma non da abbronzatura, per altro ormai scolorita anche nei più coriacei amanti della tintarella. Ma se il sole torna a picchiare sono guai! Invertiamo e immaginiamo una Regione dalle caratteristiche alpine, in cui la neve dovrebbe essere d'inverno il pane quotidiano, ma da molti anni le nevicate sono soprattutto quelle dei cannoni sulle piste e soprattutto nel fondovalle i fiocchi si sono fratti rari e scarsamente durevoli.

Ecco la Valle d'Aosta, vittima del riscaldamento globale, che non esclude però - lo dicono gli esperti del clima - che di tanto in tanto in tanto la neve torni abbondante, ma questo significa che nel frattempo sono venute meno sane abitudini e vecchi automatismi. Per cui - visto che sul tema si può scherzare - vorrei fare un breve elenco di quanto ho visto e sentito:

Le gomme antineve e le catene non sono un optional ma un obbligo di legge. Spero che le Forze dell'ordine abbiano sanzionato in modo salato (termine esatto in caso di neve) chi non ne era dotato, facendo fioccare (mi scuso per la battutaccia...) le multe. Ho visto dei bestioni di "Suv" che procedevano come macchine a pedali, perché a dispetto delle quattro ruote motrici e dei sofisticati sistemi anti-scivolamento il genio alla guida non si era dotato né delle une né delle altre. Mi dicono che alla "Protezione civile" sono giunte telefonate di chi chiedeva lumi sul montaggio delle catene: essendoci le istruzioni in questo caso le catene andrebbero messe ai conducenti. Esiste una logica di buonsenso nella ripartizione dei compiti fra pubblico e privato. Il pubblico deve assicurare lo sgombero neve di strade e propri parcheggi. Se non lo fa, perché ha risparmiato sui capitolati d'appalto contando sulla scarsità di precipitazioni, l'amministratore colpevole va messo a spalare di persona per espiare le sue colpe. Se chi ha vinto l'appalto ha fatto finta di niente, considerando che prima o poi la neve scioglierà, va perseguito a termini di legge e svegliato a casa se non gira quando nevica. Il privato deve considerare un suo compito pulirsi l'auto sparita nella coltre bianca, ammesso che sappia quale sia, e deve esserci una solidarietà sociale nello spalare gli spazi comuni nelle aree private senza aspettare un intervento divino. Bisognerebbe essere minimamente attrezzati, anche come esseri umani, per affrontare la neve. Senza immaginare di attrezzarsi come degli Amundsen in spedizione polare valgono però alcune regole di buonsenso. Sconsigliate sono le scarpe da Fred Astaire e Ginger Rogers, perché non proprio così anti-scivolamento. La pala ed il sale sono strumenti davvero indispensabili e comprarli è un dovere civico in una Regione alpina. Lo segnalo a chi, in certe circostanze, si chiude in casa, sapendo che il "lavoro sporco" lo fanno altri. Sappiate che noi vi vediamo, furtivi, nascosti dietro le tende mentre noi, spalando, ansimiamo come mantici. Nessuno obbliga nessuno a vivere in una Regione alpina, per cui - per favore - astenersi da eccessive lamentazioni o da improperi. L'Inverno, anche se ufficialmente scatterà solo fra qualche giorno, è fatto di gioie e di dolori e la neve capisco che ha molteplici letture. Personalmente un Natale senza neve - e ne abbiamo avuti molti in questi ultimi decenni - va considerato una sciagura e, visto che il turismo è pane che sfama molte bocche, che sia chiaro che le piste innevate con attorno un panorama brullo e triste salverà la stagione, ma non ha nulla a che spartire con un bel ambiente innevato, che ci ricorda dove siamo e forse chi siamo, per quanto oggetto di una crescente smemoratezza. Banalissimo: con la neve bisogna fare attenzione. Lo deve fare il comune pedone e sarà ancora peggio quando la temperatura farà ghiacciare le strade con quel fenomeno che spopola che si chiama - non scherzo! - "gelicidio". Attenzione la devono fare gli sciatori, specie chi fa il "freeride" (versione anglofona più elegante di "fuoripista"), perché le valanghe non sono uno scherzo e ciò vale non solo per il rischio di finirci sotto, ma di farne staccare con minacce per gli altri sciatori. Che nessuno rompa le scatole ai bambini che si tirano le palle di neve: questa libertà è una sorta di zona franca - non quella fiscale, purtroppo - che restano per un'infanzia da noi adulti gravemente irregimentata.

Consoliamoci con un brano tratto da "Neige" di Maxence Fermine: «La neige est un poème. Un poème qui tombe des nuages en flocons blancs et légers. Ce poème vient de la bouche du ciel, de la main de Dieu. Il porte un nom. Un nom d'une blancheur éclatante. Neige». Ma c'è nello stesso romanzo breve un passaggio valido per chi si lamenti della neve: «Lorsqu'il en parla à son père, ce dernier n'y vit que des aspects négatifs, comme si la passion si étrange de son fils pour la neige lui avait rendu la saison hi encore plus terrifiante. Elle est blanche. C'est donc qu'elle est invisible et ne mérite pas d'être. Elle fige la nature et la protège. L'orgueilleuse, qui est-elle pour prétendre statufier le monde? Elle se transforme continuellement. C'est donc qu'elle n'est pas fiable. Elle est une surface glissante. Qui donc peut prendre plaisir à glisser sur la neige? Elle se change en eau. C'est pour mieux nous inonder à la période de la fonte».