Dalle finestre della mia vita attuale, al lavoro come a casa, ho la fortuna di vedere ogni giorno le montagne della mia Valle d'Aosta. Esponente - almeno credo - di un nazionalismo buono ed assieme di un salutare cosmopolitismo montanaro guardo sempre con curiosità a che cosa viene fatto nelle altre zone alpine e nelle montagne di tutto il mondo. Alla ricerca di spunti interessanti per quelle che in Europa si chiamano "buone pratiche", cioè soluzioni intelligenti per risolvere i problemi che sono in larga parte i medesimi. Uno dei miei "pallini" - ne parlavo giorni fa ad alcuni studenti della Magistrale in Turismo dell'Université de la Vallée d'Aoste - sono le conseguenze, cui ci dobbiamo abituare, dei cambiamenti climatici, rispetto ai quali ogni attività economica e le nostre vite quotidiane e quelle dei nostri figli ancor più muteranno.
In queste ore guardo il cielo azzurro fisso la colonnina del mercurio troppo elevata e mi domando se l'inverno che verrà sarà sempre all'insegna dell'incertezza per la neve ed osservo con curiosità alcune novità emergenti per contrastare quanto la Natura minaccia. Incombe il rischio terribile, vista l'importanza dello sci per il comparto turistico, di un inverno con poca neve e soprattutto - ancora peggio - con temperature così elevate da impedire la fabbricazione della neve artificiale, che da una quarantina di anni, in modo crescente, "salva" le stagioni siccitose. Per cui in primavera ero rimasto colpito dalla neve appositamente "nascosta" sotto una fitta coltre di segatura. Leggete e stupitevi: "Alors que les skieurs dévalent encore les pistes du Grand-Bornand, les dameuses évoluent sur un drôle de tas de sciure. Sous la sciure, 15.000 m3 de neige, artificielle et naturelle, qui s'apprête à passer l'été à l'abri du soleil. Apparue en 2009, cette méthode de stockage sous la sciure limite la fonte à 20 ou 30 pour cent du stock, et permet aux stations d'assurer une activité minimale en début de saison suivante, alors que la neige tombée du ciel se fait de plus en plus rare et tardive. De plus en plus de stations alpines ont recours à cette méthode. En ce début de printemps, La Clusaz et Les Saisies ont fait leur stock". E' di questi giorni, invece, una seconda notizie dai nostri "cugini" d'Oltralpe, che così suona: "Les vaches qui paissent dans les alpages au-dessus de Châtel n'ont pas eu l'air dérangées par ce nouveau dispositif inauguré en fin de matinée au lieu-dit Plaine Dranse, au-dessus de Pré la Joux. «La "snow farmer", la première inaugurée en France, alimente un tuyau qui crache de la neige de culture en tas avec une capacité de production de 100 mètres cubes par jour» et «sans additif. On refroidit l'eau» précise le technicie, «ce n'est pas un outil de substitution aux enneigeurs mais un complément». Un appoint pour le début de saison et garantir de la neige un départ de télésiège ou pour l'événementiel. On peut imaginer que cette unité puisse produire de le neige qui pourrait servir lors des championnats de France de ski alpin du 21 au 29 mars à Châtel. «C'est un dispositif de plus pour garantir la neige et donc l'emploi dans nos stations dans une démarche raisonnée de développement rural. A Châtel, nous vivons du ski et de l'agriculture. Nous avons d'ailleurs rebaptisé cette installation "Snow Farmer" plutôt que "Snow Factory"» explique le maire Nicolas Rubin. Il a rappelé, d'annoncer que «les enneigeurs couvrent 60 pour cent du domaine contre 35 pour cent en moyenne en France. L'eau est stockée, on produit de la neige de culture et cette neige est restituée à la nature à la fonte au printemps». Le coût de la Snow farmer? 400.000 € au prix catalogue mais il est possible de procéder par une location avant achat comme le fait Châtel avec un loyer de 40.000 € pour l'hiver. La salle des machines est mobile même si elle pèse quand même dixsept tonnes. Un mètre cube d'eau donne deux mètres cubes de neige". Da questo punto di vista onore al merito all'"Incubatore" del Trentino, da cui emergono idee brillanti, specie quando servono alla montagna circostante senza usare schifezze chimiche. Leggiamo cosa viene da lì: "Neve artificiale fresca e compatta anche se il termometro segna sette gradi sopra lo zero? Non si tratta dell'utopia degli amanti degli sport invernali, bensì dell'invenzione della startup "NeveXN" (si legge "Neve Perenne") che a Rovereto, in Polo Meccatronica, sta mettendo a punto una macchina in grado di produrre neve di qualità anche a temperature positive, ovvero tra gli zero e i qundici gradi, il tutto con un cuore green, in quanto l'ingegnoso sistema che sfrutta l'energia termica (si, proprio il calore!) per produrre fiocchi di neve può essere alimentato da fonti rinnovabili come ad esempio gli scarti della lavorazione del legno o la stessa energia solare. «L'idea - spiega il fondatore Francesco Besana, 37 anni, ingegnere meccanico, bergamasco d'origine ma trentino d'adozione - mi è venuta durante il dottorato in Tecnologie per l'energia e l'ambiente a Bolzano. Mi capitava spesso di fare esperimenti di raffreddamento dell'acqua tramite fonti di calore e un giorno, mentre ero in California per un viaggio di studio, ho pensato che avrei potuto spingere il mio limite, che fino ad allora erano stati i sei gradi centigradi, un po' più in là, oltre lo zero termico, ed avrei potuto arrivare a produrre neve invece di acqua fredda». Incurante del fuso orario, Besana chiamò subito al telefono quelli che nel 2012 sarebbero diventati i soci co-fondatori di "NeveXN", ovvero Fabiano Maturi, ingegnere, formatosi sul campo presso le Funivie di Pinzolo, ed Anna Vanzo, economista, autrice di una tesi di laurea sull'impatto economico della Marcialonga, nota gran fondo di sci nordico, sul territorio della Valle di Fiemme". Una bella storia di successo, nata come molte invenzioni da una intuizione fulminante. Naturalmente, tutto ciò raccontato, vale la pena di sperare che... nevichi neve vera, non quella coltivata.