Nella storia valdostana del dopoguerra - anche se non c'è mai stato nulla di patologico - ogni tanto le vicende politiche sono state influenzate dalla mano della Magistratura, che si è occupata di Tizio o di Sempronio. Si sa che, nella logica dell'equilibrio dei poteri, non vi è nulla di singolare che questo avvenga, essendo i politici, anche nella veste di amministratori di denaro pubblico, cittadini come gli altri di fronte ai loro doveri. Per altro è proprio il ruolo pubblico che obbliga ad uno scatto in più, ben noto nei Paesi più civili, dove anche peccati veniali, fanno scomparire di scena i politici che inciampano. Il giurista Piero Calamandrei osservava, infatti: «Non si confonda la giustizia in senso giuridico, che vuol dire conformità delle leggi, con la giustizia in senso morale che dovrebbe essere tesoro comune di tutti gli uomini civili, qualunque sia la professione che essi esercitano nella vita pratica».
Questo a maggior ragione per chi, eletto, eserciti funzioni in cui la dirittura morale non è solo un optional ma dovrebbe essere un obbligo, ma a volte c'è chi torna facendo abilmente lo slalom fra reati prescritti o riabilitazioni che fanno tornare lindo almeno il casellario giudiziale. Certo, gli elettori che chiudono gli occhi ed ammiccano verso chi ha sbagliato, magari godendo dei favori del clientelismo che minano principi di eguaglianza, sono davvero complici in certe situazioni. Molti onesti cittadini, invece, anche in queste ore scuotono la testa come rassegnati di fronte ad una escalation di eventi, temendo l'ammonimento gattopardesco «Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi». Oggi l'incognita Giustizia pesa come non mai a pochi mesi dalle elezioni regionali e si tratta di una variabile di cui solo chi è ingenuo non può osservare la portata. Dimenticherò qualcosa, ma sono diversi i dossier su cui ci si interroga, partendo dal Palazzo di Giustizia e dal "caso Cuomo" che ha investito il sostituto procuratore più anziano, Pasquale Longarini. Non c'è stata per ora nessuna richiesta di rinvio a giudizio, per cui è presto per chiedersi se ci saranno dossier - come si ha l'impressione - che sortiranno da possibili zone d'ombra in cui erano finiti. Pare, ad esempio, da quel che dicono i giornali che uno dei casi tornati in superficie sia il vallo della frana di La Saxe a Courmayeur, che implica autorità regionali, come l'ex presidente Augusto Rollandin. Pare risorgere anche una questione a me ben nota e che di cui erano a conoscenza anche i sassi come le "turbine cinesi", dopo tante smentite che nel lontano 2013 mi investirono quando sollevai - da consigliere regionale - quegli stessi dubbi sulla loro funzionalità che oggi "Cva" fa sue e restano singolari le transazioni per la loro importazione che ormai sono di pubblico dominio. Ci sono altre questioni che bollono in pentola, come il "caso BccV" che riguarda il rientrante assessore regionale alle finanze Ego Perron ed alcuni esponenti della banca locale e lo stesso Perron sta attendendo il suo eventuale destino processuale per scelte effettuate sul bilancio del Casinò. A latere esiste anche un'azione in atto della Corte dei Conti che investe moltissimi consiglieri regionali sui finanziamenti sulla Casa da Gioco. L'intrico fra Giustizia penale e contabile riguarda anche la questione ben nota del finanziamento ai Gruppi del Consiglio Valle, che ha già portato alla sospensione dalle funzioni elettive di alcuni consiglieri di spicco. Sarebbe bene che ci fossero tempi rapidi per evitare trascinamenti, visto che già i diversi gradi di giudizio allungano qualunque sentenza definitiva e pure esiste il rischio non positivo di uno stillicidio: ora esce questo, domani l'altro. L'insieme di queste vicende, portate con regolarità sulla scena nazionale, attraverso l'interessamento legittimo e giusto della stampa, dà un'immagine della Valle d'Aosta che si commenta da sé e offre il destro - in epoca di messa in discussione della Specialità - a chi delle Autonomie differenziate vorrebbe liberarsi con la scusa di un'incapacità e talvolta indegnità cronica di gestione delle Istituzioni dell'autogoverno derivanti dallo Statuto Speciale. Peggio ancora: sullo sfondo, ma con i volti ancora anonimi, ci si chiede che cosa significhino certe dichiarazioni rese nelle relazioni periodiche di chi si occupa dei reati mafiosi in diverse istanze (fra pochi giorni l'Antimafia del Parlamento sarà ad Aosta), che segnalano connessioni fra Politica e 'ndrangheta anche in Valle d'Aosta fu "isola felice". Speriamo che prima o poi rispetto a questi riferimenti generici escano in modo efficace notizie più certe e azioni penali risolute sui risvolti affaristici e sugli aiuti elettorali con nomi e cognomi di chi ne risulti implicato. Altrimenti c'è il rischio che questi interventi finiscano per avere caratteristiche assai vaghe e implicitamente inutili se non servissero ad estirpare un Male che si diffonde come un virus letale in una società civile, che un tempo era priva di organizzazioni criminali. Basta avere un paio di orecchie ben funzionanti per ascoltare storie in cui sarebbe facile scavare con attività investigative per ottenere ottimi risultati. Prima che si arrivi, senza colpo ferire, al punto di non ritorno.