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02 ott 2017

Quando Mentana "smonta" la Specialità

di Luciano Caveri

Non sarà né il primo né l'ultimo a pensarlo, ma certo non sono molti a dirlo, specie quando sono ospiti a casa di chi criticano. Ecco una prima frase molto forte: «Parlarne a Trento mi sembra quasi di dire le parolacce in chiesa, ma io la penso così: l'autonomia è un privilegio e non ha più senso di esistere». Enrico Mentana - celebre giornalista televisivo ed oggi direttore del telegiornale di "La 7" - lo ha detto, con il suo modo diretto e un pochino svagato, in piazza Cesare Battisti alcuni giorni fa davanti a un pubblico delle grandi occasioni durante un intervento al "Festival delle Resistenze contemporanee". Un elefante nella cristalleria in apparenza, perché in realtà ha avuto applausi e non contestazioni, specie da parte dei giovani presenti in massa.

«Dimmi - ha aggiunto Mentana al vicedirettore del "Trentino", Paolo Mantovan, travolto dal noto "Mitraglietta" per la loquela aggressiva e sagace - che differenza c'è tra te che sei di Rovereto e un abitante del primo paese veneto che incontri a nemmeno quaranta chilometri di distanza?». A chi dice che , al posto di toglierla a Trento, andava estesa agli altri, ha risposto ridendo: «Da settant'anni c'è questa cosa e ora purché non la tolgano a voi la volete dare anche agli altri». Ed ha aggiunto irriverente: «Voi sembrate come Alberto Sordi nel film "La Grande Guerra" quando in cima alla fila per il rancio dice "Come stamo stamo bbene, intanto sto bene io poi se mangiano anche gli altri sono contento"». E insiste: «Ma l'autonomia è una cosa giusta nel momento che non ce l'hanno tutti? O è un privilegio?». «A un giovane di vent'anni - chiede ancora - come la spiegate la vostra autonomia? E' un concetto che non esiste, che non si spiega». Poi a tutto campo si sporge sino a Bolzano: «Nell'Europa del crogiolo di popoli e delle lingue non si può giustificare l'autonomia col dire "Altrimenti quelli se ne vanno", perché non esiste una nazione sudtirolese, alcuni parlano la stessa lingua che c'è aldilà del confine ma questo non porta a diritti superiori». Poi chiosa sul Trentino: «Qui la vostra fortuna è stata De Gasperi che guarda caso, sorte vuole, l'uomo giusto al posto giusto... La storia è questa». Chiude con un uppercut: «Io da quando ho l'età della ragione questa cosa dello Statuto speciale non la capisco». Verrebbe da dire: «Amen», come si usa talvolta nel Nord Est. Ma la questione va presa sul serio, perché fa parte di un idem sentire, che tocca i nostri cugini delle Alpi Orientali, ma credo che Chicco - io lo conoscevo così quando eravamo giovani colleghi - non avrebbe difficoltà a ripetere anche in Valle d'Aosta, senza tener conto del bon ton, quando ci si trova in un certo posto. Ma a lui piace colpire duro e provocare, come ha fatto. Scrive dell'argomento, con la solita saggezza mista alla delusione che trapela dai suoi scritti verso una crisi profonda della politica autonomista, di cui per altro la Valle d'Aosta è specchio identico, il Direttore di "Alto Adige/Trentino", Alberto Faustini, che mi permetto di citare per intero: «"Ho solo detto che il re è nudo". La frase - pronunciata nel corso di una delle telefonate che ci siamo fatti in questi giorni - è di Enrico Mentana, considerato il "nemico pubblico" numero uno dell'autonomia solo perché una settimana fa ha osato dire quello che purtroppo pensano in molti: che l'autonomia - semplifico - non ha più ragion d'essere. Avete già letto molti commenti e molte reazioni più o meno stizzite. E avete saputo che più di un giovane - e per alcuni questo è il problema più grave - ha applaudito l'Enrico nazionale mentre prendeva a pallate l'autonomia. Una cosa è mancata. Un'analisi seria. Per questo il nostro giornale ha cercato di interrogarsi e di interrogare. Per paradosso, conta poco capire se Mentana abbia torto o ragione: se un attento osservatore delle cose italiane la pensa così - insieme a tanti altri giornalisti e scrittori di peso - l'allarme, a Palazzo, deve infatti suonare a prescindere. C'è un problema politico ancor prima che un problema di comunicazione. E il tema non si risolve dando del superficiale al direttore del Tg di La7, ma chiedendosi - come noi abbiamo cercato di fare in tempi non sospetti con l'ampio dibattito sull'"autonomia provvisoria" - perché in pochi anni l'autonomia sia passata da esempio (per tutti) a scempio (per troppi, anche se noi continuiamo per diverse ragioni a pensarla virtuosa). Azzardo qualche ipotesi e oso dare qualche consiglio. L'autonomia è stata difesa in due modi: dicendo che ha una storia alle spalle e che sa far funzionare i propri talenti (intesi biblicamente anche come denari da far fruttare), come se gli amministratori delle altre regioni non fossero in grado di spendere bene. Ebbene, ormai la storia la conoscono in pochi e non è "pop". C'è molto da fare, in tal senso. Non dando più nulla per scontato. Mentana, però, mai avrebbe osato dire a Bolzano le cose che sono state dette a Trento, perché sa bene che l'autonomia ha consentito all'Alto Adige (in tandem col Trentino per l'intuizione degasperiana) di uscire prima dalle ferite e dalle macerie - anche culturali, anche etniche, anche intellettuali - della guerra e poi dalla guerra civile degli anni delle bombe. Ma qualcuno s'è chiesto cosa avrebbe detto se ad invitarlo fosse stata una solida (e non evanescente) Regione autonoma Trentino/Alto Adige/Südtirol? Forse avrebbe parlato di minoranze - che in regione sono fondamentali e che vanno tutelate non certo solo perché ci rendono unici nel territorio nazionale - di terre impervie e di conflitti superati grazie a uomini illuminati: da De Gasperi a Moro e Andreotti, da Berloffa a Magnago, a Riz, a Kessler e Piccoli ed ai tanti soggetti che anche a livello locale hanno tenuto insieme con un'infinita diplomazia una terra di confine come la nostra. Ma se la terra in questione è fatta di due Province, a maggior ragione dopo tutto ciò che ha detto Renzi delle varie e spesso oggettivamente inutili Province disseminate lungo lo stivale, Mentana continuerà a dire che un abitante di Rovereto non può avere dei privilegi rispetto a chi vive a Villafranca. E giù a dargli dell'ignorante. Anziché a chiedersi come sia arrivato - ripeto: in pericolosa ma legittima compagnia, dal punto di vista mediatico e politico - a questa conclusione. Forse è il caso di riflettere. Ripartendo dai giovani e dai tanti (troppi) adulti che hanno ormai un'idea approssimativa del valore e del senso dell'autonomia, costruendo percorsi e idee da esportare (non accade da tempo) e riagganciandosi a un Alto Adige che per andare lontano ha comunque estremo bisogno di restare legato al Trentino». E mi permetterei che sarebbe bene fare sistema con le altre Autonomie speciali del Nord, come il Friuli-Venezia Giulia, e la ancora più "alpina" Valle d'Aosta. Un tempo nessuno avrebbe messo in discussione in modo così diretto, come ha fatto Mentana e molti altri con lui, le nostre Specialità, con un vero e proprio tiro al piccione. Se non si fa sistema e si spiegano bene i perché, la vedo brutta...