L'altro giorno, in occasione dell'eclissi, si è creato sul lavoro un simpatico momento di socialità. Una di quelle lenti speciali, necessarie per vedere il sole pian piano ricoperto dalla Luna senza danneggiare l'occhio, è passata di mano in mano in un corale stupore per questo spettacolo naturale. Mi venivano in mente gli immortali versi di Giacomo Leopardi in "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia", di cui ricordo la prima parte: "Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita la vita del pastore. Sorge in sul primo albore move la greggia oltre pel campo, e vede greggi, fontane ed erbe; poi stanco si riposa in su la sera: altro mai non ispera. Dimmi, o luna: a che vale al pastor la sua vita, la vostra vita a voi? dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?".
E mi veniva da sorridere a pensare che pochi giorni fa, con una mamma che aspettava un bimbo, si discuteva sulla luna e sull'influenza di questo satellite sulla nostra Terra per sbloccare la nascita ormai troppo attesa, fuori termine, di un bimbo. E poche settimane fa, in una visita ad una cantina di grande reputazione, si discettava dell'influenza della Luna sul vino, che ben ricordavo quando in famiglia si discuteva di imbottigliare le damigiane acquistate in Piemonte. Per non dire delle chiacchiere, che mi è capitato di orecchiare, di mia figlia (in ultimo, ma l'ho sentito tante volte) sul momento più opportuno, appunto Luna permettendo, per spuntare i suoi lunghi capelli biondi. E aggiungerei, perché in queste ore ci sono maree da record, questa storia del mare che va e che viene arriva proprio grazie alle forze gravitazionali della Luna. Ho visto lune magnifiche dalla cima delle montagne alpine, ma anche altrettanto belle in spiagge tropicali. Lune di diversi colori, con la gobba a levante e con quelle a ponente, lune che ispiravano poesie giovanili o che guardavi stranito quando - ancora bambino nel 1969 - l'uomo ci posava per la prima volta i piedi. Con quella frase diventata famosa dell'astronauta Neil Armstrong: «Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità». Devo dire che questo stupore si è moltiplicato all'infinito ogni volta che ho guardato il cielo in zone particolarmente favorevoli e soprattutto quando ho vissuto la magia di quei viaggi spaziali resi possibili nei Planetari. Lì scopri, in una costruzione artificiale, con facilità anche grazie all'accompagnamento didattico, quanto sia enorme, fascinoso e pure misterioso quell'insieme di Universi che ci attorniano e che accrescono la curiosità sul perché della nostra presenza e della nostra vita. Ha scritto Albert Einstein: «La sensazione più bella che possiamo provare è il mistero. Costituisce l'emozione fondamentale che sta alla base della vera arte e della vera scienza. Colui che l'ha provata e che non è ancora in grado di emozionarsi è come una merce avariata, come una candela spenta. E' l'esperienza del mistero, spesso mischiata con la paura, che ha generato la religione. La conoscenza di un qualcosa che non possiamo penetrare, delle ragioni più profonde di una bellezza che si irradia, che sono accessibili alla ragione solo nelle sue più elementari forme, è questa la conoscenza e l'emozione che stanno alla base della religione; in questo senso, e in questo solamente, io posso definirmi profondamente religioso». Sono temi difficili e che mettono le vertigini nei nostri pensieri.