Sarà ridicolo ogni mio desiderio di scavare alla ricerca delle origini della mia famiglia, che per altro non riguarda solo il cognome che porto, ma anche - quando possibile - quelle parti afferenti l'albero genealogico che si sono imparentate con il suo ramo maschile. Ciò porta per altro a dimostrare, semmai ce ne fosse stato bisogno, come ognuno di noi - e lo chiarisce scientificamente la genetica per chi abbia fatto gli appositi test, oggi possibili su un nostro campione di "dna" - sia un incrociarsi di vite, di storie passate e di provenienze geografiche, spesso difficili se non impossibili da ricostruire. Resta un'unica certezza: non ci sono razze, ma esiste una sola umanità, cui tutti noi apparteniamo con le varianti delle diverse civiltà.
Per cui potrebbe essere una bufala, ma nella vita conviene scavare anche nell'improbabile e vedremo che cosa ho scoperto. Che il cognome Caveri, almeno dal Quattrocento sia radicato fra Genova e Moneglia - ma anche in vicini paesini dell'entroterra ligure - non ci sono dubbi, ma resta l'interrogativo se ci sia stata una qualche località precedente. Insomma quale è stato il percorso di quanti mi hanno preceduto, facendo in buona parte quel che io sono. Anni fa, avevo trovato - ma poi non ho più avuto riscontri - una Caveri nella zona della Provenza che si trova attorno alle Bouches-du-Rhônes e di un Caveri emigrato negli Stati Uniti, da Le Havre in Normandia, mentre altri Caveri erano partiti da Genova in Argentina, rispettivamente nella Terra del Fuoco ed a Buenos Aires e non è difficile ricostruire i precedenti e gli sviluppi. Poi, anni fa, navigando sul Web dove si trovano verità e falsità, trovo questa nota: "Caveri: cognome assolutamente rarissimo, è di probabili origini liguri, dovrebbe derivare dal nome tardo latino Caverius, di cui abbiamo conoscenza in Gallia nell'attuale paese di Caveirac vicino a Nîmes in Francia, paese che prese il proprio nome proprio da un Caverius". Questo ipotetico personaggio sarebbe stato un soldato romano fondatore della cittadina, anzi del paese, visto che conta oggi un po' meno di quattromila abitanti. Se tanto mi da tanto - baloccandomi - ricordo che la vicina Nîmes ha come stemma della città un coccodrillo incatenato ad una palma, facendo un riferimento alla sua origine romana: l'attuale città venne infatti fondata come colonia dai legionari reduci dalle campagne egiziane di Cesare. Caverius era uno di questi? Alla fine ci sono andato a fare un giretto: Caveirac, situato nel département du Gard, si trova nella région Occitanie. Ricordo da uno scheda che: "L'Occitanie est une région administrative française créée par la réforme territoriale de 2014 et comportant treize départements, et qui résulte de la fusion des anciennes régions Languedoc-Roussillon (Caveirac faceva parte di questa regione) et Midi-Pyrénées. Temporairement appelée Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées, le nom "Occitanie" est officiel depuis le 28 septembre 2016 et effectif depuis le 30 septembre 2016". A scegliere questo nome c'è voluta una certa sfrontatezza, pensando a quanto l'occitano e la cultura sua espressione sia stato poco considerato nella logica del centralismo francese. Devo dire - raccontandovi della visita - che Caveirac mi è sembrata divisa in una parte nuova e nel borgo antico piuttosto spettrale, specie con quel che resta di un castello, chiuso al pubblico, che ospita pure il Municipio. Trovo a proposito una scheda di un documentario prodotto dalla Py-Films, di cui c'è un estratto in Rete: "Il existe, dans le village de Caveirac, proche de Nîmes, un monument singulier ignoré de tous, ou presque. Pourtant, au XVIIeme siècle, ce fut un des châteaux majeurs du Languedoc. Mais la banqueroute, colossale, de ses propriétaires (collecteurs d'impôts au service de Louis XIV) précipita le monument dans l'oubli et la division en appartements anonymes. Aujourd'hui, alors que les structures du château, devenu Mairie du village, menacent ruine par endroits, des historiens, des scientifiques et des architectes numériques viennent en aide aux élus et se penchent sur l'édifice pour retracer précisément son histoire et le restituer dans sa splendeur perdue". Mi pare l'unica cosa degna di nota che ho trovato assieme ad un altare romano dove si sacrificavano i tori alla dea Cibele e ad un cippo miliare di epoca d'Augusto come cimelio proprio di epoca romana. Insomma: niente di esaltante. Poi la sterzata improvvisa: alla dizione Caverius alcuni autori preferiscono "Cavarius" e dunque la costruzione immaginaria vacilla! Che sia andato lì inutilmente? Certo che no! Resta sempre una sorta di caccia al tesoro, anche se l'esito pare un flop. Vedremo...