Si avvicinano ormai le elezioni regionali in Valle d'Aosta e cresce la febbre in politica, tipo la calura dell'ondata di caldo di queste ore, definita "Lucifero", che per altro da vero diavolaccio propone poi temporali serali da tregenda, forse forieri di bufere con risvolti politici che non verranno dal cielo. Se ci saranno elezioni anticipate, questo avverrà all'inizio del prossimo anno, altrimenti si andrà in primavera a scadenza naturale. Personalmente credo che sarebbe ragionevole dare in fretta la parola agli elettori valdostani, dopo anni in cui a caratterizzare la scena politica in Valle è stato - sapendo che nel 2013 si è partiti dallo scricchiolante "18 a 17" fra maggioranza ed opposizione - un avvicendarsi di alleanze disomogenee rispetto ai voti dati nel 2013 dai cittadini, sempre dicendo che questo avveniva nel nome «del bene della Valle», ma certo l'allontanarsi dalla volontà popolare non è granché per la credibilità della politica, benché giustificata in taluni casi da valide ragioni.
Dal dopoguerra - esattamente dalle prime elezioni del 1949 - saranno le prossime le quindicesime elezioni democratiche per la scelta dei 35 consiglieri regionali. Si votò all'inizio con un criticato sistema maggioritario (le prime tre elezioni), poi con un proporzionale puro (per le sei elezioni successive). E' seguito un proporzionale con sbarramento fissato finalmente con legge elettorale votata dal Consiglio Valle e non più con legge dello Stato grazie ad una modifica costituzionale approvata su mia proposta alla Camera (usata in tre elezioni). Mentre, per le ultime due legislature, si è votato con un sistema proporzionale con sbarramento e possibilità di apparentamento fra forze politiche prima del voto (accordi mai rispettati). Ora avremo una nuova legge, il cui elemento più eclatante, a mio avviso, sarà lo scrutinio centralizzato in quattro punti per evitare il controllo "comunale" del voto attraverso giochini vari con le tre preferenze, che sono rimaste.
Se partiamo da quando si tolse il sistema maggioritario adoperato dal 1949, quindi dal 1963 e facciamo balzi di decennio in decennio, i dati si possono così riassumere. Nel 1963 troneggiava la Democrazia Cristiana (tredici seggi), segue il Partito Comunista (nove seggi), l'Union Valdôtaine (sette seggi), il Partito Liberale (due seggi), il Partito Socialista (due seggi), il Partito Socialdemocratico (un seggio). Evidente l'influenza del periodo storico con la cappa della Guerra Fredda e lo scontro estremizzato fra i due partiti principali dell'epoca.
Dieci anni dopo, nel 1973, questo risultava essere il quadro: Democratici Popolari (otto seggi), Democrazia Cristiana (sette seggi), Partito Comunista (sette seggi), Union Valdôtaine (quattro seggi), Partito Socialista (tre seggi), Union Valdôtaine Progressiste (due seggi), Partito Socialdemocratico (un seggio), così come ottengono rispettivamente "Rassemblement Valdôtain", Partito Liberale e Movimento Sociale. I DP, che vincono le elezioni, sono espressione della Sinistra della DC e mostrano un interesse dei valdostani per le formazioni politiche nuove.
Nel 1983 ecco gli esiti delle urne: Union Valdôtaine (nove seggi), Democrazia Cristiana (sette seggi), Partito Comunista (sei seggi), Fédération DP-UVP (quattro seggi), Partito Socialista (tre seggi), mentre un seggio viene assegnato a Movimento Sociale, Partito Socialdemocratico, "Artigiani", Partito Repubblicano, Nuova Sinistra e Partito Liberale. L'UV continua l'ascesa, mentre il proporzionale puro "polverizza" la rappresentanza.
Nel 1993: Union Valdôtaine (tredici seggi), Democrazia Cristiana (cinque seggi), PDS (tre seggi), Verdi (tre seggi), Lega Nord (tre seggi), "Pour la Vallée d'Aoste" (tre seggi), ADP-Pri (due seggi), "APA" (due seggi), Partito Socialista e Rifondazione (un seggio ciascuno). Spicca ancora UV con fenomeni di disaggregazione all'epoca di "Tangentopoli".
Eccoci al 2003 con questi risultati: Union Valdôtaine (diciotto seggi), Stella Alpina (sette seggi), DS-Gauche Valdôtaine (quattro seggi), "Arcobaleno" (tre seggi), Casa della Libertà (tre seggi). Ancora UV in testa e prosegue il fenomeno di "scomparsa" dei partiti tradizionali che erano presenti dal dopoguerra.
Nel 2013, le ultime elezioni: Union Valdôtaine (tredici seggi), Union Valdôtaine Progressiste (sette seggi), Alpe (cinque seggi), Stella Alpina (cinque seggi), PD-Sinistra Valle d'Aosta (tre seggi), "Cinque Stelle" (due seggi). Siamo al famoso 18 a 17 con evidente affermazione di UVP, ma con i successivi "va e vieni" nelle diverse alleanze.
Ora si presentano accordi ancora nuovi e se ne prospettano altri, ma si vedrà che cosa avverrà e quale sarà il cemento che li renderà solidi. Quel che è interessante verificare è come ciò si colleghi alla moria delle forze politiche nazionali precedenti con molti "orfani" che si sono infilati, considerandolo propizio, nel solco del «tutti autonomisti», anzi l'«autonomista più autonomista», tipo pubblicità dei detersivi che lavano più bianco degli altri. Quel che sarà utile è - per dividere il grano dalla pula - vedere se chi oggi, a differenza del passato, propugna il "maîtres chez nous" reggerà la commedia e quando cadrà la maschera. Perché, proprio l'esame sistematico delle annate elettorali, dimostra con facilità che i conti non tornano e che questa area autonomista così affollata crea - per certe conversioni stupefacenti - il fondato sospetto che siano solo scelte tattiche di posizionamento considerate vantaggiose, cui non corrispondono né background autonomisti credibili e neppure, che è peggio ancora, reali convinzioni che rendano seria la clamorosa trasformazione.
Scriveva Adriano Olivetti: «L'Italia procede ancora nel compromesso, nei vecchi sistemi del trasformismo politico, del potere burocratico, delle grandi promesse, dei grandi piani e delle modeste realizzazioni».
Amen, per alcuni.