Ieri sera ho seguito l'ultimo dibattito televisivo fra i candidati all'Eliseo e devo dire che, per quanto il confronto sia sfuggito di mano ai giornalisti che lo avrebbero dovuto moderare, confido che in Francia vincerà Manuel Macron (garbato, preparato e propositivo) e che Marine Le Pen (aggressiva, sgradevole e distruttiva) al secondo turno delle Presidenziali francesi, sarà sconfitta con evidente riverbero sulle prossime Legislative. Alle ore 20 di domenica - fedele come sono alle trasmissioni elettorali televisive di "France 2", fatte con ritmo incalzante senza il parlarsi addosso di molta televisione in Italia - conosceremo lìesito e soprattutto vedremo se, come avvenuto al primo turno, i sondaggisti centreranno il bersaglio, riprendendosi da certe figuracce del passato, prima fra tutte l'elezione imprevista di Donald Trump.
Questo ultimo precedente, assieme a molte altre topiche su tante elezioni, crea ancora un minimo di suspense che, dati dei sondaggi alla mano, non dovrebbe esserci per la larga forbice a vantaggio di Macron, il 39enne rivelazione assoluta nel panorama politico francese. Interessante da seguire, non tanto a mio avviso perché ci siano esatte certezze su che cosa farà poi, ma perché - almeno dal mio punto di vista - è un elemento di novità interessante (sempre che non deluda come Matteo Renzi...) perché in epoca in cui è pieno di smargiassi antieuropeisti, lui professa una fede europeista - che non significa immaginare un'Unione ben diversa dall'attuale - e questo è positivo con certi chiari di luna che minano il futuro del Vecchio Continente. E soprattutto è positivo pensando a come è nato e si è sviluppato quel Front National dal passato oscuro e preoccupante, malgrado i goffi tentativi della Le Pen di darsi un'aria rispettabile ed in questo ricorda certa destra neofascista italiana che decise di indossare il doppiopetto, ma il cuore è restato sempre nostalgico e intriso di orrori del passato. Ma - si sa - gli estremisti non cambiano mai e lo ha dimostrato l'ambiguità sul fronte repubblicano dell'altra sorpresa del primo turno, quel Jean-Luc Mélanchon e il suo «ni-ni» per tenersi uno spazio politico, per cui ha detto di non votare estrema destra, ma non ha detto per contro di votare Macron con buona dose di ipocrisia. Se vincesse davvero, con sorpresa, la Le Pen credo gli converrebbe partire direttamente per qualche Territoire d'outre-mer... Ed in Italia? Intanto si sa chi è l'alleato principale della Le Pen: resta Matteo Salvini che come diavolo faccia a conciliare il vecchio federalismo leghista con l'estremismo di destra non si capisce bene, anche se certe alleanze con "Casapound" dovrebbe far riflettere. Già qualcuno nella Lega spiega sommessamente che questa svolta nazionalisteggiante porterà male, ma Salvini incassa senza problemi e persevera. E va considerato un abbandono definitivo di quelle sempre più flebili radici legate agli esordi della Lega in salsa valdostana alle Europee del 1979. Naturalmente ci sono poi cascami italiani di estrema destra che plaudono al Front National, che tra l'altro con la nipotina Marion Marechal Le Pen (unico deputato eletto nell'Assemblée Nationale, che ama il vecchio nonno reduce e meno l'acida zia in competizione) ha strizzato l'occhio all'antieuropeismo a "Cinque stelle". Per Macron, con il solito opportunismo, direi che c'è gran parte del resto del mondo, anche se poi - leggendo il programma macroniano liberalsocialista - ci si domanda davvero se siano scelte fatte con ragionamento o solo per schierarsi dalla parte del vincitore per sfruttare in qualche modo la scia. Io, come si è già capito, voterei Macron, che ho seguito in dettaglio nei mesi scorsi ed ha acceso speranze che spero non siano deluse. Per lui - con la deriva della Destra e della Sinistra tradizionali - si aprirebbe, se vincitore, il capitolo per nulla banale di avere maggioranze stabili nel Parlamento (con il Senato che ha un sistema di voto complesso), ma è probabile che stia già lavorando a fondo, ma così cercherà di fare anche la Le Pen ma senza l'effetto vittoria, per avere candidati significativi nei collegi elettorali, sempre legati a quella semplificazione derivante dal sistema a due turni in collegi uninominali. Sistema che sarà poco pluralista, ma sinora ha assicurato una discreta governabilità, perché - anche se in Italia e pure in Valle d'Aosta c'è chi pensa il contrario, spingendo sull'acceleratore del "proporzionale" - senza sistemi di quorum di sbarramento seri o meccanismi su più turni si assiste ad uno spezzettamento che crea puzzle difficili da costruire.