A vedere la sua foto, ovviamente in bianco e nero, ad attraversare il tempo è un signore con un gran paio di baffi d'antan, con lunghi sci ai piedi, in bella posa in mezzo alle montagne innevate. Si chiamava Ottorino Mezzalama. Era nato a Bologna nel 1888, ma si trasferì presto a Torino. Era uno degli iscritti allo "Ski club Torino", il primo sodalizio ufficiale ad occuparsi di questa pratica sportiva nel 1901 in piena epoca pionieristica. All'epoca non esisteva l'italiano "sci", ma si diceva "ski" alla francese. Mezzalama era un atleta e nel giugno del 1927 compì la prima ascensione sciistica italiana al Monte Bianco, e la settima sciistica in assoluto, in compagnia di Ettore Santi, per i "Grands Mulets". Morì, dall'altra parte delle Alpi, per una slavina il 23 febbraio 1931, mentre scendeva dal "rifugio Gino Biasi" (Provincia di Bolzano) in compagnia di Domenico Mazzocchi.
Nel suo ricordo nacque il "Trofeo Mezzalama", gara di scialpinismo sul massiccio del Monte Rosa, anzi ad essere precisi dal Cervino al Monte Rosa (anche se poi è stato fatto anche il percorso inverso). Lo stesso Mezzalama sarebbe stupefatto dell'evoluzione dello sci e del suo progenitore, lo scialpinismo, che si appresta a diventare nelle Olimpiadi del 2022 a Pechino uno sport olimpico, ma lui di Giochi Olimpici poté sapere solo di Chamonix 1924 e Sankt-Moritz nel 1928, perché poi mori. Racconta sulla storia della gara a lui dedicata il sito dell'attuale "Fondazione Mezzalama": «Dal 1933 al 1938 si disputarono le prime sei edizioni consecutive che collaudarono il tracciato arditamente alpinistico per l'epoca. Allora si partiva dal Colle del Teodulo (metri 3.300) per raggiungere il traguardo all'Alpe Gabiet (metri 2.400), passando attraverso la vetta del Castore e il Passo del Naso. Dopo l'iniziale successo di guide di Valtournenche e di minatori di La Thuile, dal 1935 la gara fu regolarmente dominata dalle squadre della "Scuola Militare Alpina" di Aosta. Dotati di leggeri sci da fondo e scientificamente allenati, gli alpini vincitori del "Mezzalama" strapparono la medaglia d'oro ai favoriti scandinavi nell'analoga gara di pattuglia alle Olimpiadi di Garmisch del 1936. Dalla vigilia della Seconda Guerra Mondiale la gara scompare. Dopo un trentennio di interruzione il leggendario, indimenticabile "Mezzalama" rinasce per iniziativa del gressonaro Romano Cugnetto. Dal 1971 al 1978 si disputano quattro edizioni, in cui si ricalca lo stesso percorso anni Trenta. Vincono sempre le squadre militari, alpini e forestali. L'edizione del 1975 vale come primo Campionato del mondo di scialpinismo. Nel 1981 il maltempo manda a monte ogni tentativo di far partire una nuova edizione, finché gli organizzatori sono costretti ad arrendersi. Con la diffusione sportiva dello scialpinismo, è risorto anche il "Mezzalama" grazie ad una Fondazione sostenuta dalla Regione autonoma Valle d'Aosta che organizza la gara ogni due anni. A dispetto dei capricci meteo e dei grossi oneri organizzativi, grazie all'imponente staff di guide, maestri di sci, militari e volontari diretti dalla guida di Champoluc Adriano Favre, la gara moderna si è regolarmente disputata dal 1997 negli anni dispari». Ho l’onore di essere stato dal 1997 al 2003 presidente della Fondazione e di avere vissuto - esattamente vent'anni fa, anche se l’anniversario è stato "dimenticato" dagli attuali vertici della Fondazione - quei momenti concitati ed emozionanti che fecero partire la competizione, sempre con le cordate da tre, ma abbandonando a un certo punto, con qualche polemica, gli sci da fondo e chiedendo poi un'attrezzatura personale che potesse rendere più sicura questa gara d'alta quota. Ora, per un osservatore esterno questa competizione potrebbe apparire come una gara come un'altra e chi ne parla, come me, potrebbe essere accusato di farlo per personale affezione. Ma basta pensare all'altimetria mozzafiato, agli scenari straordinari, agli sforzi terribili degli atleti, ad un mondo di appassionati della gara per dire che il "Mezzalama" è "il Mezzalama". Con una seconda caratteristica: la gara nei suoi tre cicli storici ha cambiato pelle. Negli altri Trenta, infranti contro lo scoppio della terribile Seconda Guerra mondiale, era ancora davvero pionierismo e anche esaltazione nazionalistica, tipica di quegli anni difficili. Gli anni Settanta sono stati invece gli anni di una prima, difficoltosa rinascita, mentre quelli attuali sono nel segno di uno sport che ha cambiato pelle con nuovi materiali, organizzazione ampia e millimetrica, tecnologie che rendono tutto più sicuro nel controllo di una gara in cui il Caso è sempre in agguato, come avviene sempre laddove la montagna si fa estrema. All'ora in cui pubblico questo mio post gli atleti sono già lanciati nella loro grande fatica, onorando la montagna e le radici profonde del Mezzalama e da lassù Ottorino certamente sorride, di nuovo, sotto i baffi.