Delle volte devo davvero sforzarmi per capire quale forma di avvitamento sia in corso e la preoccupazione da cittadino sta nel fatto che, in ogni cassetto che si apra, si trovano nell'attuale amministrazione della Valle d'Aosta dei dossier che si sono fatti nell'ultimo periodo sempre più caotici, come delle "matrioske" infinite in cui un problema ne contiene un altro in un crescendo inquietante. C'è da uscirne stremati, domandandosi - di fronte a certe macerie - da dove ragionevolmente sarà possibile ricominciare, mettendo mano con impegno e pazienza alla soluzione di tanti problemi affastellati. Facendo attenzione che molti dei medici in azione non siano in realtà addetti delle pompe funebri, nascosti dietro a camici bianchi e stetoscopi.
Il 29 marzo prossimo temo che nessuno potrà o avrà voglia di festeggiare i settant'anni dall'apertura del Casinò di Saint-Vincent (o più propriamente "de la Vallée"), Casa da gioco aperta - con il timore che quella sera intervenisse per chiuderlo subito il ministro dell'Interno Mario Scelba - dall'allora presidente della Valle Séverin Caveri, che si assunse la responsabilità gravosa di dare il via alle operazioni. Mentre per molti anni - nel periodo di maggior povertà della nascente Regione autonoma - è stata una "gallina dalle uova d'oro" con i suoi chiari (soldi sonanti ogni decade) e i suoi scuri (certi scandali), oggi siamo oggettivamente al punto più basso e personalmente scopro con un misto fra stupore e ammirazione per l'arditezza il fatto che alcuni, che si occupano alacremente della patata bollente, siano come la "Bella Addomentata nel Bosco". Dormivano sonni tranquilli sino a poco tempo fa (che silenzi dopo l'arrivo della coppia Sommo-Scordato e sull'addio di Luca Frigerio!), mentre lo scenario cupo si stava incupendo ancor di più e risultano oggi sparite come d'incanto le molte paternità su certe scelte rivelatesi un disastro. Potrei citare tanti casi, ma par di capire che c'è chi ha guardato alla decadenza della Casa da gioco con rassegnazione, altrimenti non ci sarebbero stati tanti narcolessici... Chi invece ha guardato le cose con realismo e con i bilanci in mano, che sono poi quello che conta, era cosciente che la creatura agonizzava e basterebbe scorrere i comunicati stampa del Casinò per verificare come a nulla siano serviti annunci roboanti e dichiarazioni tranquillizzanti, che con sprezzo del pericolo disegnavano scenari simili - anche per consistenza - ai castelli di carta o meglio in "cartongesso", pensando a certi lavori di ristrutturazione. Chissà, ad esempio, cosa si vedrà prima o poi dietro a certi prestiti fra partecipate regionali ("Cva" verso Casinò, attraverso "Finaosta") su cui la Corte dei Conti sta - così hanno scritto dei cronisti giudiziari - cercando di appurare se di mutui si parlasse davvero o ci fosse invece una contribuzione a fondo perduto e come tale possibile danno erariale. Bisogna per questo essere molto determinati nelle scelte, senza far finta che ci siano soluzioni miracoliste, come qualcuno fece in occasione di certe campagne elettorali, promettendo tocchi esperti con bacchette magiche che si sono poi dimostrate niente altro che "fiera della vanità". Anzi, gli errori compiuti e le scelte sbagliate pesano come dei macigni e si sono concentrati in anni che comunque sarebbero stati difficili, ma al posto di affrontare le difficoltà la logica pervicace è stata quella di peggiorare sempre di più lo scenario con cantonate a raffica. Viene in mente ora quel volgare detto napoletano, facilmente traducibile, che recita «Chiagni e fotti» e nel caso della Casa da gioco si rischia di dar ragione ad Arthur Bloch, l'umorista americano che diceva: «Per quante volte una menzogna possa essere dimostrata falsa, c'è sempre una percentuale che la riterrà vera». C'è sempre chi, insomma, malgrado verme e amo siano ben visibili, si fa ancora pescare e ora, dopo il flop di una norma nella Finanziaria a vantaggio del Casinò accantonata in gran fretta, si parla oggi di una dubbia leggina ad hoc come pericolosa soluzione per chi dovesse votarla. Quando, in conferenze pubbliche quattro anni fa, dicevo cose sgradevoli sul futuro incerto e persino drammatico per la Casa da gioco trovavo persone che mi tacciavano di pessimismo o di strumentalizzazione politica. Alcuni di loro sono oggi in prima linea a impressionarsi dell'allarme rosso. Come cambiano le situazioni.