L'Unione europea è del tutto all'avanguardia per quell'insieme di condizioni che devono creare il cosiddetto "benessere animale", che si basa su cinque aspetti, dette "libertà" con una certa enfasi, così riassumibili:
Prima libertà: dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione garantendo all'animale l'accesso ad acqua fresca e ad una dieta che lo mantenga in piena salute; Seconda libertà: di avere un ambiente fisico adeguando all'animale un ambiente che includa riparo e una comoda area di riposo; Terza libertà: dal dolore, dalle ferite, dalle malattie , prevenendole o diagnosticandole e trattandole rapidamente; Quarta libertà: di manifestare le proprie caratteristiche comportamentali specie-specifiche fornendo all'animale spazio sufficiente, strutture adeguate e la compagnia di animali della propria specie; Quinta libertà: dalla paura e dal disagio assicurando all'animale condizioni e cura che non comportino sofferenza psicologica.
A queste dichiarazioni di principio seguono normative assai dettagliate, che declinano con chiarezza i comportamenti da tenere. Si tratta, naturalmente, di una scelta di civiltà, che spazza via certe crudeltà del passato o certi disagi, spesso condivisi con gli allevatori, perché la vita contadina del passato era ben diversa dagli stereotipi alla Heidi. Ricordo l'impressione dei miei figli quando, al "Museo delle Alpi" del Forte di Bard, videro quella ricostruzione di una stalla del passato con a fianco i letti di chi li accudiva nella promiscuità che personalmente ricordo ancora nelle visite alle stalle con il papà veterinario, quando questo era ancora un fatto ordinario. Oggi tutto è diverso, mi permetto di dire con un'unica eccezione, che richiederebbe un'apposita legislazione regionale. Nel fondovalle sino all'arrivo della neve, ormai si usa lasciare bestiame al pascolo. Già in passato, in notti in cui le temperature scendevano sempre sotto zero, avevo chiesto informazioni alla Forestale valdostana per sapere se fosse logico che i bovini restassero all'addiaccio con condizioni proibitive: al mattino certe mucche erano come statue di ghiaccio. Mi era stato detto che, a parte la necessità di fornire loro acqua fresca, non c'erano regole particolari da rispettare. Ora, dopo quasi una settimana che piove, guardo la mandria in prati vicini e mi fanno una pena indicibile perché le povere bestie sono zuppe fino al midollo, pur mangiando a quattro ganasce. Capisco e rispetto il difficile mestiere dell'allevatore di bestiame e so che questa logica di sfruttare i prati ha una sua ragione economica, ma credo che qualcosa vada fatto. Ho già ricordato in passato come in Svizzera si preveda, quando la temperatura è rigida o le condizioni atmosferiche difficili, che si allestiscano appositi ripari - anche semplici tettoie - che consentano al bestiame di proteggersi, creando un gruppo che serve a difendersi dal freddo o dal maltempo. Scriveva la poetessa Alda Merini: «Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba, il panico del cervo che scappa, sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti. E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te».