Mi fa piacere che sia stata gradita da molti la lettera scherzosa, pubblicata da qualcuno anche su "Facebook" (dove io non ci sono anche se esiste un mio profilo non messo da me), che ho finto essere stata scritta da Guerra, la mucca vincitrice del primo peso della "Batailles de reines", a quegli animalisti che avevano manifestato alla finalissima dei combats, protestando contro la stessa finalissima ed i suoi attori, tranne beninteso le bovine. Quel che mi ha colpito è il fatto che quelli che hanno interloquito con me di persona - e fa sempre piacere avere riscontri vis à vis, perché per fortuna non si vive solo in un mondo virtuale - hanno quasi tutti detto che lo avevano apprezzato il post, pur amando molto gli animali ed è una sottolineatura in cui mi riconosco perfettamente.
Quel che non sopporto più, a costo di rendermi antipatico, sono ormai gli estremismi di chi afferma il proprio pensiero nell'assoluta sicumera di essere depositari della verità. Bertrand Russel ha scritto: «Il problema dell'umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi». Trovo che questa fotografia ci sta tutta e forse sciocchezza e fanatismo sono tutt'uno in molte persone che si fissano su un punto e quello deve sempre e obbligatoriamente rimanere e diventa impossibile discutere civilmente e scambiarsi delle opinioni, dando per possibile il fatto che le buone ragioni dell'uno e dell'altro possano fare sorgere qualche legittimo dubbio. Sono sempre stato circondato da cani e gatti, prima di avere una moglie di cui è stata scientificamente accertata l'allergia al loro pelo con conseguenze vere e non inventate, ma ogni tanto guardo con stupore come l'amore per questi nostri animali da compagnia, che hanno scelto di vivere con noi ormai da tempo immemorabile, si trasformi in un rapporto persino malato, quando i nostri amici a quattro zampe assumono sembianze umane. Non che mi stupisca di questo: con mio papà Sandro, veterinario dalla battuta fulminante, ci divertiva meno con i proprietari dei piccoli animali che venivano in ambulatorio non tanto per quella che ormai considero un'ovvietà e cioè che la simbiosi con gli animali può portare ad una somiglianza vicendevole con il proprietario quanto il fatto che alcuni trattavano le loro bestioline come si sarebbe con un figlio, dando insomma una logica antropomorfa a chi invece appartiene - perché questo è rispetto nei loro confronti - ad una razza diversa. L'altro giorno, in una grande città, mi sono soffermato sui padroni e cani in giro per le strade e ho visto dei siparietti davvero divertenti su questa ambiguità di rapporti, che spesso danno il senso della solitudine di certe persone e anche del rischio di viziare gli animali facendo perdere il senso della normalità del rapporto con loro. Penso a quel fatto di Genova di un micio caduto al balcone e della padrona che si rivolge ad un medico amico di una struttura pubblica che fa l'ecografia al felino, che doveva essere invece ovviamente curato da un veterinario! Mi è capitato poi, visto che spesso ne parlo, di trovare altri commentatori ai miei pensierini quotidiani, che si riferivano alla mia presunta antipatia per il lupo ed il suo ritorno fra di noi. Vorrei dire che non si tratta di questo: il fatto che in Francia, in Svizzera o in Norvegia ammazzino questo predatore non mi rende per nulla contento, ma devo dire - con buona pace degli integralisti o degli affaristi che ne difendono costi quel che costi la presenza - che milito anche a favore degli allevatori e dei loro animali che vengono squartati per cibarsene e anche per divertimento. Per cui non sono integralista né da una parte (lupi intoccabili) né dall'altra (mai i lupi), ma mi esprimo sul fatto che, essendo noi predatori del predatore, se il numero di lupi ed i loro danni ad altri animali e ai loro padroni superano certi livelli bisogna anche prendere in considerazione quelli che pudicamente vengono chiamati "prelievi", cioè fatti secchi a fucilate senza ripristinare le terribili trappole per lupo (dette "fosse lupine") ancora visibili in qualche bosco sulle nostre montagne. Ma anche qui giocano elementi psicologici: il lupo piace più di una pecora o di una capra, perché ci sono animali simpatici e antipatici e tutto muta in questa percezione. Nel mondo rurale del passato nessuno avrebbe difeso i lupi, oggi invece - in un mondo cittadino - il lupo e quel senso di libertà che emana è diventato un simbolo, suo malgrado, ed oggi Cappuccetto Rosso sarebbe serenamente nella pancia del lupo non più cattivo e qualcuno potrebbe pure dire che la ragazzina «se l'è andata a cercare»... Non oso poi dire di chi, quando dico che sono carnivoro, mi guarda con lo stesso sguardo con cui si fulminerebbe un serial killer o quando provo timidamente a dire che certa sperimentazione medica sugli animali è a vantaggio degli essere umani e mi devo sentire come il terribile medico nazista dottor Josef Mengele. Meglio, insomma, con interlocutori a senso unico, cambiare strada o parlare, se possibile, di argomenti sempre buoni come il tempo, il calcio, la televisione per evitare di farsi male reciprocamente. Per altro io abbaio ma non mordo.