Il "TAR" riavvia gli aumenti autostradali per le autostrade valdostane, che erano stati congelati momentaneamente con provvedimento governativo. L'esito della sentenza non stupisce affatto e chi si straccia le vesti lo fa o perché non conosce norme e contratti in essere o perché è bene fare gli indignati su qualcosa che fa male a tutti i valdostani, che di fatto sono costretti a rinunciare a viaggiare sulle "loro" autostrade, costruite per larga parte con contributi pubblici o con il meccanismo lucroso per le società delle concessioni di lunghissima durata. Ho scritto più volte del nostro sistema autostradale e del fatto che, come soci di minoranza in "Sav" e "Rav", contiamo come Regione autonoma come il "due di picche" e la stessa Autonomia speciale sembra non agire su queste strade che pure, sino a prova contraria, si trovano sul nostro territorio e sono state finanziate, come dicevo, anche da fondi regionali nell'arco di circa mezzo secolo. Si sappia che almeno fino al 2032 gli incrementi di prezzo proseguiranno a vantaggio dei due monopolisti autostradali italiani, Benetton e Gavio.
Ricordo il quadro per chi non lo conoscesse: nel caso valdostano c'è la "Società autostrade valdostane - Sav SpA" che è la concessionaria - con un primo atto risalente al 1963 - dell'autostrada "A5 Quincinetto - Aosta" e del sistema tangenziale di Aosta (compresa quella galleria verso il Gran San Bernardo che ha reso problematici i bilanci). Chi decide è un privato: il "Gruppo Gavio", azionista di maggioranza. Scadenza della concessione, mai soggetta a gara (per l'ultima volta ha precisato la Commissione europea), è il 2032. Poi c'è la "Raccordo autostradale Valle d'Aosta - Rav SpA" - nata con lo scopo di progettare, realizzare e gestire il raccordo autostradale fra la città di Aosta ed il Traforo del Monte Bianco con una concessione ufficializzata nel 1988. Chi decide è il "Gruppo Benetton", che è socio di maggioranza avendo acquisito dal pubblico - con la privatizzazione di "Autostrade" - il controllo del Traforo del Monte Bianco, che ha partecipato alla nascita di "Rav". Il "tassametro" è insito negli accordi convenzionali ed i privati che le hanno ottenuti non sono dei "carmelitani scalzi", così le tariffe stanno diventano sempre più impossibili, malgrado le formule di sconto per i residenti, che sono come un muretto dove ci vorrebbe un muraglione. Urge - e da anni lo scrivo, conoscendo i meccanismi - una trattativa con lo Stato e con l'Unione europea. Cominciando dal livello più alto, cioè Bruxelles, perché bisogna convincere le autorità comunitarie da un parte che siamo di fronte ad una posizione dominante delle società autostradali in Italia che viola il principio di concorrenza (cosa che fanno anche con gli appalti "in house", una dei meccanismi di guadagno in barba al mercato). Bilanci alla mano e tariffe applicate fra i denti, è facile dimostrare all'Europa che non esiste più nessuna logica nei prezzi applicati a tratte stradali brevi ma care come il fuoco e non ci può approfittare così dei poveri cittadini, compresi gli altri europei che transitano su un tratto della "Rete Transeuropea" e dunque i costi sono un problema comunitario e non solo dei poveri valdostani spennati. L'altro interlocutore è lo Stato e la battaglia non può essere che condotta dalle Regioni alleate fra loro, sapendo che, pur essendo il nostro un "caso limite", sono tanti e crescenti coloro che trovano insopportabile che ci sia chi, quotidianamente, lucra su un "servizio di interesse pubblico" quale la viabilità, che deve garantire quel diritto alla mobilità che è una caposaldo. Bisogna prendere atto, insomma, in Italia e in Europa, - del disastro degli esiti delle liberalizzazioni "all'italiana" - che il duopolio "Gavio - Benetton", un business colossale che sicuramente merita attenzione ed inserisce le nostre autostrade «care come il fuoco» nel quadro di un dibattito su che cosa valga la pena di mantenere al pubblico con principi di gestione efficaci e non speculativi.