Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
04 ago 2016

La guerra dei libri

di Luciano Caveri

Senza santificare i dati statistici, che sono soggetti a mille varianti, è vero tuttavia che non se ne può fare a meno per orientarsi su certe questioni. Ci pensavo rispetto alla torrida polemica che si sta sviluppando dopo quanto deciso dell'"Associazione italiana degli editori" chiamata a scegliere tra il progetto proposto da Milano e quello di continuità rispetto al passato incarnato da Torino con il suo "Salone del Libro". Gli editori a maggioranza hanno scelto l'idea di una manifestazione a Milano, che rischia di scippare l'ennesima iniziativa al Capoluogo piemontese, che ha dato i natali a decine di cose - pensiamo a "Rai", a "Sip" ed oggi anche alla "Fiat" che fu - che poi si è vista regolarmente portar via.

Forse Torino resisterà, ma è ovvio che il Salone - già acciaccato da inchieste giudiziarie che non stupiscono e seppelliscono il celebrato modello sabaudo - resterà una creatura azzoppata e con respiro corto. Altro che "MiTo", cioè l'asse strategico con Milano, la cui logica invece pare essere quella di asso pigliatutto in nome di una grandeur tutta meneghina. Oltretutto con una figuraccia del Governo Renzi che aveva promesso di tenere duro su Torino, mentre gli editori hanno messo - e questo è giusto - i puntini sulle i rispetto a questa visione statocentrica della Cultura, che appare davvero incredibile per chiunque creda in un federalismo "verticale". Ma dicevo dei dati ed ecco l'ultima scheda "Istat" su di una parte di materia: "Nel 2015 si stima che il 42 per cento delle persone di sei anni e più (circa 24 milioni) abbia letto almeno un libro nei dodici mesi precedenti l'intervista per motivi non strettamente scolastici o professionali. Il dato appare stabile rispetto al 2014, dopo la diminuzione iniziata nel 2011. Il 9,1 per cento delle famiglie non ha alcun libro in casa, il 64,4 per cento ne ha al massimo cento. La popolazione femminile ha maggiore confidenza con i libri: il 48,6 per cento delle donne sono lettrici, contro il 35 per cento dei maschi. La quota di lettori risulta superiore al cinquanta per cento della popolazione solo tra gli undici ed i diciannove anni e nelle età successive tende a diminuire; in particolare, la fascia di età in cui si legge di più è quella dei 15-17enni. La lettura continua ad essere molto meno diffusa nel Mezzogiorno. Nel Sud meno di una persona su tre (28,8 per cento) ha letto almeno un libro mentre nelle Isole i lettori sono il 33,1 per cento, in aumento rispetto al 31,1 per cento dell'anno precedente. I "lettori forti", cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7 per cento dei lettori (14,3 per cento nel 2014) mentre quasi un lettore su due (45,5 per cento) si conferma "lettore debole", avendo letto non più di tre libri in un anno. L'8,2 per cento della popolazione complessiva (4,5 milioni di persone pari al 14,1 per cento delle persone che hanno navigato in Internet negli ultimi tre mesi) hanno letto o scaricato libri online o e-book negli ultimi tre mesi. Lettura e partecipazione culturale vanno di pari passo; fra i lettori di libri, le quote di coloro che coltivano altre attività culturali, praticano sport e navigano in Internet sono regolarmente più elevate rispetto a quelle dei non lettori". Quest'ultimo dato è interessante rispetto al profilo culturale, che si eleva in chi abbia a che fare con i libri e oggi le distrazioni per non leggere sono crescenti - pensiamo al tempo occupato dai "social" - anche in chi era abituato a farlo con continuità. Di questi tempi, anche se con alcuni casi e non la totalità degli editori, mi è capitato di fare una sorta di carotaggio sulla situazione valdostana, dove tra l'altro la lettura dei libri ha elevati livelli ed il sistema bibliotecario è stato per anni un fiore all'occhiello, oggi appassito per i tagli. Venuta meno la quota di acquisto dei volumi da parte della Regione, oggi gli editori devono abituarsi a volare in proprio, cercando sul mercato l'equilibrio economico e la capacità attrattiva rispetto alla validità e all'appeal delle iniziative editoriali. E' una sfida non da poco, ma certo una comunità deve riconoscersi non solo in questa capacità imprenditoriale, ma anche nell'intelligenza di scovare autori che sappiano, con il contenuto dei loro libri, interpretare con efficacia la comunità.