Dovunque uno sia, la violenza delle brutte notizie ormai irrompe e la cartolina - sinora tra il serio e il faceto per colorare la vacanza - si tinge di nero: sono le lugubri notizie della strage ferroviaria in Puglia per uno scontro frontale fra due treni. Una storia, finita in cima ai telegiornali di tutto il mondo, come ho visto facendo "zapping" con il telecomando del televisore, finora inutilizzato. Anche se poi le notizie più vere sono risultate quelle dei cronisti locali, ad esempio sul sito del "Corriere del Mezzogiorno". Stasera è la volta dei quotidiani che leggo qui prima di andare a dormire, per via del fuso orario ed ho già rinvenuto la carica emotiva dei fatti e anche la solita richiesta di attenzione per il trasporto su rotaia, che durerà per qualche giorno per poi eclissarsi per via dell'incalzare di chissà quali altre emergenze di un'Italia che resta piena di magagne, malgrado le operazioni di storytelling del grande narratore, Matteo Renzi. Questa volta il Premier è giunto sul posto, immaginando che faccia parte del cambio di strategia mediatica.
Al di là della partecipazione al lutto, resta il dato tecnico su cui presto si farà luce e la constatazione che - anche se quella tratta era privata - il trasporto ferroviario resta in Italia la "Cenerentola" e l'unico interesse è stato finora il "core business" dell'Alta velocità perché redditizia per tutti. Per il resto poca roba, compresa l'ultima bizzarria - con chissà quali risvolti affaristici - della progettata fusione fra "Ferrovie" ed "Anas", con un connubio fra rotaia e strade di cui sfugge la logica. Conosco un pochino la materia ferroviaria, avendola dovuto imparare a Bruxelles quando fui presidente della Commissione Trasporti, che si occupava dei "pacchetti" ferroviari. Il confronto fra il trasporto locale in Italia e altri Paesi europei era, allora come oggi, del tutto impietoso. Il caso della ferrovia valdostana, che impostai in un certo modo quando ne ebbi la responsabilità, è diventato poi un dossier pasticciato e incoerente, che non so bene dove porti o meglio in certi casi lo si intuisce da manovre di acquisizioni di privati nel settore trasportistico per avere l'esercizio della linea, cosa legittima - intendiamoci - ma il punto è che l'infrastruttura da Ivrea ad Aosta sembra destinata ad essere grossomodo la stessa dei treni a vapore che iniziarono a viaggiare giusto 150 anni fa (anche se nessun incidente come quello pugliese potrebbe avvenire per la presenza del sistema di controllo noto come CTC). A meno che non si scopra chissà quale "affaire"...