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10 lug 2016

Restare chiusi nel cavallo di Troia

di Luciano Caveri

Par di capire che la politica spesso sia fatta di cose visibili e di altre invisibili e per questo sarebbe bene non fermarsi mai all'accettazione della semplice apparenza, ma bisognerebbe scavare più a fondo e mantenere il senso della realtà. Talvolta nei piccoli gruppi questo non avviene, perché ci si convince reciprocamente e si perde la capacità di guardare le cose con distacco emotivo e dunque con la freddezza che ridimensioni entusiasmi inutili da tifoseria. In questo senso, le vicende più recenti della politica valdostana sono illuminanti e tutte giocate su un sistema politico ben radicato e su di un ragionamento: bisogna combattere l'attuale logica di potere che ruota attorno alla figura del presidente Augusto Rollandin con battaglie interne alla maggioranza oppure bisogna farlo dall'esterno, perché è il solo modo credibile per dimostrare di rappresentare un'alternativa?

Io resto fermo su questa seconda opzione, che è stata abbandonata da altri che dunque potevano già restare lì a suo tempo e invece sono tornati in retromarcia alla prima possibilità, dopo averne decretato allora con foga e passione l'impossibilità. La politica come una piuma al vento, ma proponendo letture nobilissime del voltafaccia, che invece è fine strategia e basta aspettare per vederne i frutti. Una di queste interpretazioni è bellissima per chi ci crede: il ritorno al passato sarebbe come una specie di "cavallo di Troia", celebre riferimento letterario, entrato ormai nel linguaggio comune ad indicare l'escamotage per abbattere le difese dell'avversario. I troiani portarono dentro le mura della loro città un enorme cavallo di legno, regalo da parte dei greci che, rinunciando alla conquista della città, lo avevano lasciato come segno di pace sulla spiaggia. Peccato che nella pancia ci fossero nascosti i guerrieri pronti all'attacco, una volta entrati dentro le mura con l'inganno. Purtroppo questa immagine gagliarda può avere anche una diversa chiave di lettura: ti fanno entrare, ma non è un'astuzia tua, ma altrui e quindi anche se partivi per sconfiggere "dal di dentro", questa tua foga compromissoria fa sì che una volta entrati nella pancia del cavallo i combattenti restino lì prigionieri. A meno che in fondo le ragioni vere siamo altre e dunque l'evocazione dei "Classici" sia solo una perdita di tempo.