Anche dopo tanti anni scopro che la politica è talvolta come il "Kamasutra" e c'è chi riesce ad assumere delle posizioni impensabili e soprattutto si ingegna a giustificare operazioni di potere come se fossero un sacrificio fatto per la collettività, chiamata in mezzo come entità quasi mistica che deve fidarsi delle doti previsionali del Capo di turno, che prenderà - come un buon pastore - il gregge smarrito e vuole convincerlo che finire nelle fauci del Lupo è un'ottima operazione. Mai avrei pensato che un gesto scontato - quello di rifarsi alle posizioni assunte in passato e attenervisi senza cambiare idea - avrebbe potuto creare un flusso di consenso e di considerazione nei miei confronti, che ha mi inorgoglito e riempito di responsabilità per le scelte future. Mi riferisco alla mia uscita dall'Union Valdôtaine Progressiste, decisione presa in ossequio alla coerenza che mi aveva spinto ad essere nel nucleo di fondatori di questo movimento, nato in particolare per reagire alla mancanza di democrazia nell'Union Valdôtaine ed al ruolo ormai fuori controllo del presidente della Regione, Augusto Rollandin.
Poi c'è chi ha cambiato idea ed ecco la nascita - come un minestrone rimasto a lungo sul fuoco a bollire - del nuovo Governo regionale, saldamente nella disponibilità dello stesso Rollandin, che ha tenuto il volante in mano dell'intera operazione, con buona pace di chi - o lo è o lo fa - invece è convinto di contare qualcosa. Ma lo dico con tristezza e senza acrimonia, sapendo che non solo vedremo gli sviluppi futuri, ma emergeranno anche le responsabilità di chi ha voluto fare l'operazione e saranno chiare le ragioni dette e anche quelle che finora sono rimaste solo voci e non ancora certezze, che serviranno ad illuminare lo scenario più di quanto sinora sia avvenuto. Ma - lo ripeto - lo annoto con dispiacere, perché ho le scatole piene di questa storia degli "amici" che diventano "nemici" e viceversa, che fanno della politica un terreno di lotte meschine, quando invece la speranza sarebbe quella di volare alto. Ma i massimi sistemi, gli ideali splendenti, i futuri radiosi (c'è sempre chi scambia il sole che sorge con quello che invece tramonta) servono ad illustrare anche le scelte di piccolo cabotaggio, che per non risultare nella loro logica opportunistica diventano scelte strategiche degne di un Von Clausewitz, il generale e teorico militare prussiano. Quando invece è un "fai da te" della serie "speriamo che me la cavo", ma questo alle folle (quando ci sono...) non lo si dice, arringate invece con richiami alla crisi da superare con uno spirito comunitario. Mah, beato chi ci crede. Resta lo sconcerto degli elettori, che erano convinti di una battaglia a cui avevano aderito e trovano i fieri difensori antisistema seduti a tavola con gli avversari di pochi giorni fa fra pacche sulle spalle e battute velenose contro i fessi che sono rimasti fermi alle cose dette per quella schifezza di comportamento che si chiamerebbe "coerenza". Mi spiace di non aver capito che così derogo al bene comune: purtroppo mi hanno insegnato così in famiglia. Il mio papà per le sue idee finì pure in campo di concentramento e mi ha insegnato a tenere fede alla parola data, perché la spregiudicatezza non è un valore trasmissibile.