Viaggio molto in auto e più passa il tempo e più sono prudente e guardingo. Sin da giovane cronista ho visto gli esiti degli incidenti stradali e invecchiando ho ancora maggior consapevolezza dei rischi enormi di incappare in qualche cosa di brutto. Pare che, fra i mezzi di trasporto, la classifica veda in testa quelli su gomma in questa sequenza: bici, moto, auto. Quando dico che faccio attenzione mi viene in mente l'incidente in cui sono incappato: rallentamento per lavoro alla nuova rotonda di Quart - Villefranche ed io - cautelativamente - metto le quattro frecce. Vedo arrivare nello specchietto una macchina a velocità sostenuta. Penso «si ferma!», ma poi capisco che non sarà così e mi preparo all'impatto. La mia è una robusta auto tedesca, l'altra - molto più bassa della mia - una macchinetta francese, che ha la peggio nell'impatto.
Procediamo calmamente alla stesura - roba allucinante dopo un impatto violento e un misto fra adrenalina e affanno - della "constatazione amichevole" su un modulo che per chi, come me, scrive grosso è già una punizione. Quando me ne vado - l'altra auto non si muove e deve aspettare il carro attrezzi - rifletto sul fatto che in fondo mi è andata bene e, pensando che guido da quasi quarant'anni e rifletto sugli incidenti avuto in moto e in macchina, ho avuto, facendo gli scongiuri, una buona stella. Basta pensare a molte persone care che, in diverse storie, hanno lasciato la loro vita sulla strada. Ecco perché condivido ogni stretta sulla sicurezza stradale, pur avendo qualche dubbio sugli aspetti giuridici del nuovo reato di omicidio stradale. Giusto reprimere, specie quando c'è di mezzo droga o alcool, ma molto passa attraverso la prevenzione. Lo stesso vale, per capirci, con questa storia dei pullman per le gite scolastiche, controllati dalle Forze dell'ordine, come di recente è avvenuto ad Aosta il giorno stesso della gita coi ragazzini scalpitanti e la Polizia Stradale che ha blocca il mezzo per un problema tecnico, se ho ben capito, agli "stop". Trovo, da questo punto di vista, che proprio sulle revisioni e il sistema in essere bisognerebbe pretendere di più. Accentuatosi con la crisi economica, noto - come fenomeno diffuso - quanti siano in giro i mezzi inadatti alla circolazione persino a vista, spesso con scarichi assai inquinanti e mi chiedo sempre: «chi avrà dato il suo "ok" per far circolare quei catafalchi?». Idem il rinnovo patenti: conosco di persona o incrocio in macchina dei veri pericoli pubblici. Ed anche in questo caso mi domando: «quanto sarà durata e quanto sarà stata accurata la visita medica?». Forse che il soggetto ha avuto di fronte al dottore un impeto di vitalità e di buona salute degno di un miracolo? Insomma: tocca stare all'erta e guidare con attenzione e sperando, tanto per dirlo con chiarezza, di avere un po' di culo per non finire in qualche brutta storia. Mi piace molto quel che ha detto, tempo fa, in un'intervista Alex Zanardi - celebre pilota che perse le gambe in un incidente in pista, oggi grande paraciclista: «si parla per slogan nel tentativo di essere più incisivi, perché su questo tema nessuno ha molta voglia di ascoltare, c'è un rifiuto alla percezione del rischio. E si continua a puntare il dito sulla velocità e sull'alcool, come se fossero gli unici atteggiamenti scorretti e pericolosi. Invece, credo che occorra lavorare sul livello di attenzione: bisogna saper tenere gli occhi fissi sulla strada, saper adattare la velocità alle condizioni del traffico, del fondo stradale e dell'auto. Digitare messaggi sul cellulare mentre si guida è pericolosissimo, per esempio, ma pochissime persone sono state messe nelle condizioni di sviluppare un interesse ed una crescita su questi temi. Recentemente mi hanno chiesto di diventare testimonial di una campagna sulla sicurezza per le autostrade; io sono stato molto chiaro sul fatto ritengo sbagliato che le risorse a disposizione della Polizia Stradale siano ridicole, e che la sicurezza si faccia a colpi di "autovelox" ed affini». Come non concordare?