Tocca essere sempre vigili e guardare con curiosità all'evoluzione dei costumi e trarre dalle osservazioni qualche indicazione utile per vedere come le cose cambino. Ammesso poi che la lettura dei fenomeni sia davvero agevole.
Mi è capitato di entrare in questi grandi magazzini del bricolage (o, se preferite, del "fai da te", anche se non mi pare che linguisticamente abbia avuto molta presa) e di restare stupefatto in un mondo affascinante quanto per me del tutto superfluo per lo scarsissimo uso che sono in grado di fare.
La conferma di questo vasto interesse popolare è venuta quando una di queste catene di negozi ha aperto un enorme rivendita a Quart, alle porte di Aosta, dove l'andirivieni è impressionante e se ci capiti incontri persone impensabili che dicono candidamente «sono venuto a fare un giro», come se fosse un luogo d'attrazione e di divertimento.
Direi che nell'animus del montanaro la voglia di fare e aggiustare con le proprie mani ci sia tutta, anche per evidenti ragioni inerenti il passato fatto di povertà e di necessità di aggiustarsi: nulla veniva buttato e tutto poteva essere riutilizzato in un'economia di sussistenza. D'altra parte - tra breve lo farò - se si scava nell'etimologia della parola si scopre che che il termine in patois "bricola" («Te dèi pa t'immalueuché pe euna bricola semblabla», «Non ti devi arrabbiare per una piccola cosa di questo genere») fa parte dello stesso filone di "bricolage" e così il verbo "bricolé" («L'est bien de savèi bricolé», «E' bene saper fare un po' di tutto»). Allora torniamo a "bricolage" ed alla sua storia tratta dalla "Wikipedia" francese: "Étymologiquement, le mot dérive de "Briccola" (terme du MoyenÂge, vers 1360), brigole, puis bricole (une catapulte). À la Renaissance, alors que la catapulte devient obsolète comme engin de combat, le mot prend le sens de "moyen détourné, habile", de là, le verbe bricoler. Dès 1895, le terme bricole et bricoler, dans le nouveau sens de faire des menus travaux de réparation, est attesté. Ce sens est tiré de la bricole que l'on met au cou pour tirer les petites voitures. L'une des premières traces écrites du vocable bricolage est la création dans le Jura, le 15 novembre 1931 ou 1932 à l'École pratique d'industrie de Mouchard, un stage d'artisanat rural, visant à inciter les jeunes cultivateurs aux occupations casanières, et à promouvoir des technologies inédites (électricité, moteur thermique, T.S.F.). Ces travaux pratiques sont alors qualifiées de "bricolage de la ferme", notamment en ce qui concerne l'entretien, la conduite et la réparation des machines agricoles". In italiano il termine francese si è insinuato abbastanza tardivamente, quando certi lavoretti assumono l'ampiezza di un vero e proprio affare per chi tratta il vasto materiale necessario per farlo. E molti si improvvisano e vanno opportunamente distinti dai pochi degni di nota, che hanno laboratori che sembrano quelli della "Nasa" con oggetti d'uso che non so neppure come si chiamino, prima ancora di sapere a che cosa servano. Confesso la mia totale imbranataggine, neppure velata da alibi di alcun genere. Negato sono e negato resto. Ma invidio chi monta e rimonta, costruisce e manutiene, trapana e dipinge e via con tutta la casistica possibile. Anche se poi vien voglia, per contro, di citare il comico francese Pierre Daninos, che osservava: «Le bricolage consiste essentiellement à fabriquer avec de vieux débris, et au prix d'un labeur acharné, des articles que l'on trouve tout neufs et à bon compte dans le commerce courant».