Diamoci oggi ad un argomento stagionale e leggero, come deve essere, visto che nei giorni scorsi una cappa di terribile angoscia è calata su tutti noi, prima con la vicenda delle giovani universitarie morte in un incidente statale in Catalogna e poi con i fatti gravissimi - e forieri di altre tragedie possibili - degli attentati di Bruxelles. La Pasqua da questo punto di vista è una festività cristiana adatta a spiegare come la speranza resti, anche di fronte al dolore e alle paure: un sentimento importante, che lo si veda con gli occhi del fedele che trova il cuore della propria fede o del laico che ritrova nella morte e resurrezione di Cristo il significato universale dei messaggi religiosi "buoni" in un'epoca in cui i barbari islamisti esaltano la morte loro e quella di noi infedeli in una distorsione della realtà fattasi allucinazione.
Lo ricorda la sintetica e sempre esauriente "Treccani" per ragazzi (le enciclopedie continuano ad avere un loro straordinario perché, pur avendo nella loro concezione almeno duemila anni): "Per Pasqua era tradizione avere sulla tavola uova dipinte, oggi, quasi sempre, sostituite da uova di cioccolata. In molte religioni l'uovo è il segno della rinascita, della fecondità e della rigenerazione. Gli Egiziani mettevano delle uova dentro le loro tombe, i Romani usavano dire: "Tutte le cose viventi provengono da un uovo". Esistono anche antiche tradizioni pagane che festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio di uova". Quest'anno il cioccolato delle uova (le uova di cioccolata sono un'invenzione ottocentesca) non lo toccherò, dovendo mangiare in bianco per un fastidioso e passeggero malanno, ma devo dire che mi spiace moltissimo. Facevano bene i maya a chiamarlo "kakaw uhanal", ovvero l'esclusivo "cibo degli Dei". Nei giorni scorsi sono stato letteralmente abbacinato da straordinarie uova, specie certe leccornie artigianali. Mentre è evidente che l'altra faccia dell'uovo è la sorpresa: attesa evidente di quando si era bambini e contava più la sorpresa dell'uovo. Sull'origine del regalino contenuto dentro l'involucro di cioccolato non ho trovato - ma ci sarà stato - il genio del commercio che lo inventò e si trovano semmai lunghe spiegazioni filosofiche su come l'uovo sia metafora delle novità che arrivano con la primavera e la ripartenza delle stagioni. Tutto legittimo ma piuttosto micragnoso. E la colomba pasquale? Devo dire che la settimana scorsa ho dato un'occhiata ai prodotti dei numerosi pasticcieri, provenienti da diverse zone d'Italia (per la Valle d'Aosta c'era Mauro Morandin) in occasione della manifestazione "La primavera è dolce" al "Palais" di Saint-Vincent. Colombe le più varie erano in bella mostra e l'acquolina in bocca garantita. Il sito "fattistorici" così spiega, con due teorie, le origini della colomba: "La prima ha come protagonista re Alboino che, conquistata Pavia dopo tre anni di assedio alla vigilia di Pasqua del 572 (?), avrebbe salvato la città dal saccheggio perché tra i doni ricevuti vi erano dei pani dolci di suprema bontà preparati a forma di colomba. La seconda leggenda sull'origine di questa ricetta è legata alla "battaglia di Legnano" (1176), vinta della Lega dei comuni lombardi contro Federico Barbarossa. L'idea del dolce sarebbe nata ad un condottiero del Carroccio che per celebrare la vittoria fece confezionare dei pani speciali in omaggio alle tre colombe che durante la battaglia avevano "vigilato" sulle insegne lombarde. Questo dolce è diventato emblema della Pasqua italiana solo dagli anni '30 dello scorso secolo, quando l'azienda "Motta" decise di realizzare una preparazione simile al panettone, modellata a forma di colomba e arricchita con pasta di mandorle e glassa di zucchero". Assisto a pie' fermo al taglio anche della colomba. Ne metterò via una, assieme ad un uovo, quando tra pochi giorni tornerò ad essere felicemente onnivoro.