La vita è fatta di sue ripetitività, di salite e discese, di gioie e dolori, di alti e bassi in questo dualismo che caratterizza tutto, senza eccezione alcuna. Per cui è bene barcamenarsi con la necessaria ragionevolezza. Tocca quest'anno - se ci credessi penserei alle ombre dell'anno bisestile... - frequentare l'Ospedale, per fortuna per dei malanni di poco conto. Ma star lì, nella promiscuità dei corridoi nell'attesa di certi esami, è sempre elemento istruttivo di come «la Salute venga prima di tutto». Banale ma efficace, come sentire quelle storie personali con cui ci si confronta nella prossimità di chi ti è seduto accanto, che colpiscono e addolorano e - capisco che è prevedibile dirlo - servono alla fine per relativizzare i propri guai.
Mentre stai lì poi - deformazione di chi si è occupato di amministrazione - osservi certi meccanismi, specie nelle strettoie come il pagamento dei "ticket", in cui ti domandi se chi ha studiato i modelli venga mai a verificarne le carenze di funzionamento, compresa la gestione delle code. Si conferma, per altro, di come la burocrazia oscilli ancora fra vecchie modellistiche e l'avvento di quelle nuove tecnologie che sembrano ancora più - nel loro uso prevalente - meccaniche che informatiche. Capisco che non è facile, tenendo conto delle fasce di età. Penso a mia madre ossessionata dall'ingresso nel "fascicolo sanitario elettronico" ed alla fine ce l'ha fatta, ma non sa cosa sia un computer e dunque né Internet né la posta elettronica sono nel suo orizzonte. E torna - non solo per gli anziani - la mia vecchia certezza che non esiste solo il "digital divide", cioè la frattura nella possibilità e nella qualità connessione fra territori, ma il "cultural divide", vale a dire la capacità o meno - in presenza di infrastrutture che garantiscano la connessione - di sfruttare davvero le nuove tecnologie digitali proprio per un gap dovuto all'incapacità nell'uso di Internet. Ma l'approccio con il volto più necessario del Welfare conferma due cose. La prima è che esiste uno zoccolo duro dei diritti del cittadino che non può essere toccato, perché scendere al di sotto di certi livelli vuol dire attentare a quel "patto sociale" che fonda l'esistenza stessa dello Stato contemporaneo. La seconda è che, proprio per questo, ogni processo di "spending review" e cioè di taglio della spesa pubblica deve necessariamente distinguere il "grano" dalla "pula" e cioè l'essenziale da quanto è invece superfluo. A fronte di un dimezzamento del Bilancio regionale della Valle d'Aosta, cui non è corrisposto in realtà un processo di riorganizzazione profondo della macchina regionale, il rischio dei tagli lineari, cioè indiscriminati perché frutto di riduzioni ragionieristiche senza senno, è che si colpiscano quei capisaldi - come la Sanità - che hanno elementi incomprimibili senza attentare, come dicevo, a servizi essenziali. Meglio semmai interrogarsi subito su quanto sia inutile e rinviabile senza creare danni e penso ai due estremi della vita come i servizi per l'infanzia e a quelli per gli anziani e, in termini più vasti, a quanto sia utile per le famiglie. Tutti piagnucolano sul declinare della demografia e sulle difficoltà per le famiglie, ma poi nella realtà sembra mancare un filo logico e c'è chi preferisce la strada utile del "panem et circenses" e del clientelismo come chiave che lega i cittadini alle loro scelte elettorali. In sostanza una sconfitta per la democrazia. Così penso, scrivendo in coda, a come l'espressione "Stato sociale sostenibile" non possa essere la foglia di fico per l'uso indiscriminato di tagli, taglietti e soprattutto di tariffe che gravino su tutto con un uso non equilibrato di quel termine a doppio taglio che è proprio in Sanità l'"appropriatezza" (misura di quanto una scelta o un intervento diagnostico o terapeutico sia adeguato rispetto alle esigenze del paziente e al contesto sanitario). Domani - visto che piove sempre sul bagnato - aspettiamo di conoscere il Piano USL Valle d'Aosta sulla "riorganizzazione" (uso le virgolette, apprezzando l'eufemismo) della Sanità valdostana. Allacciamoci le cinture di sicurezza...