Tocca rifarsi con facilità per contrasto ad una rappresentazione plastica, quella ben visibile di queste ore, di come si passi in un battibaleno dalla carnalità e dagli eccessi di una festa come il Carnevale ai sacrifici e alle rinunce della Quaresima dei cristiani. Brusco ma significativo. La Quaresima - una volta praticata e ben nota, mentre oggi incide poco sulle abitudini collettive della nostra società - è quel periodo di quaranta giorni precedente la domenica di Pasqua. Inizia il "Mercoledì delle Ceneri", dopo il gaudente "Martedì grasso" e finisce alla mezzanotte del "Sabato Santo" nell'attesa della resurrezione. Le ceneri hanno una lettura duplice: per prima cosa sono il segno della debole e fragile condizione umana con la morte che incombe e poi la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore.
Tutto avviene sotto il segno della penitenza e del digiuno, ma anche nella logica di un lento ma progressivo allungarsi della sua durata nel tempo, tanto che è stato il "Concilio Vaticano II" all'inizio degli anni Sessanta a fissare regole più chiare rispetto ad una evoluzione "selvaggia" del periodo. Come sempre capita, oltre a questa logica di voler fissare ad un certo punto regole più chiare nella dottrina, c'è chi ha constatato che anche in religioni precedenti esistevano analoghi periodi di purificazione, segno - come dico spesso - che non si butta mai nulla di quello che c'era prima. E' il caso proprio del prossimo appuntamento, quel "San Valentino", festeggiato il 14 febbraio, quest'anno purtroppo di domenica e questo metterà a dura prova la smemoratezza di noi maschi scarsamente sensibili a questa celebrazione a differenza delle nostre partner... L'origine, come spesso capita, parte dalla necessità Chiesa cattolica di "cristianizzare" il rito pagano della fertilità, praticato dagli antichi romani. A metà febbraio, fin dal quarto secolo a.C., iniziavano infatti le celebrazioni dei "Lupercali", per tenere i lupi lontano dai campi coltivati. I sacerdoti di questo ordine entravano nella grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo, e qui compivano sacrifici propiziatori. Contemporaneamente lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali. I nomi di uomini e donne che adoravano questo Dio venivano inseriti in un'urna e poi mischiati; quindi un bambino estraeva i nomi di alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso. Roba piuttosto promiscua... Per cui nel 496 d.C. Papa Gelasio annullò la festa pagana, decretando che venisse seguito il culto di San Valentino, vescovo romano che era stato martirizzato agli albori della Chiesa. Patrono degli innamorati - e direi di tutti quelli che vendono prodotti annessi e connessi - poiché la leggenda narra che egli fu il primo religioso che celebrò l'unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana. Ah, l'amore con i suoi carichi di gioie e di dolori, motore della nostra vita nelle sue diverse forme e sfumature! Cosa sia poi diventato San Valentino - perso il Santo nella sua dimensione spirituale e diventata espressione di una festività tutta laica - lo vediamo, sempre grazie agli estremi, che vanno da possibili regali di lusso a simpatiche carabattole a forma di cuore. Forse alla fine - l'ho imparato! - al posto dello snobismo anticonsumistico, che viene al femminile vissuto come un alibi maschilista per fare flanella, buttiamoci serenamente sui fiori: risultato garantito.