La mia soglia di sopportazione verso chi è "integralista" (chi applica in modo rigido e impositivo, in ogni ambito di vita, principi derivati da una qualche dottrina religiosa o ideologica) è sempre stata bassa. Per natura rifuggo da chi vuole impormi un suo pensiero - nell'accezione generica di "pensiero unico" - senza neppure ascoltarmi, perché si è costruito un suo mondo perfetto, aderendo "a babbo morto" ad una visione ideologica, che lo rende impermeabile rispetto a qualunque ragionamento. Mi sono trovato così a perdere tempo - oggi mi sono fatto furbo - con persone avvolte dalle loro certezze e con la sgradevole impressione che per convincermi sarebbero ricorsi a qualunque mezzo, ma non certo quello di mettersi in discussione di una virgola.
Oggi l'immagine perfetta dell'integralista a tutto tondo è quella dell'estremista islamico che cerca con godimento la morte. Però, di categorie, molto più storicizzate nella nostra cultura, ce ne sono purtroppo molte. Come nelle maschere della "Commedia dell'Arte", ho incontrato - e mi riferisco agli eccessi e non alla normalità dell'esercizio delle proprie convinzioni - il "Fascista", il "Comunista", il "Cattolico", il "Testimone di Geova", il "Vegano", il "Palestrato", il "Runner", l'"Omeopatico", l'"Artista" (e per onestà il "Politico") e potrei continuare a mettere le figurine nell'album. Forse, da questo punto di vista, sarebbe più esatto adoperare il termine maggiormente onnicomprensivo di "fondamentalista", ma la sostanza non cambia, perché spesso l'uso di una parola o di un'altra è questione di lana caprina. Ah! Mi sono messo nei guai con questa antica espressione, che nasce dal fatto che non si sa se il vello della capra vada definito "pelo" o "lana"! Un animalista esacerbato potrebbe scorgere qualcosa di malevolo in questo riferimento antropocentrico al mondo animale. L'attualità lo dimostra. Ricordate il «Capra, capra, capra!»: l'l'insulto più noto che il critico d'arte Vittorio Sgarbi pronuncia da anni contro i suoi detrattori? Per farlo smettere è intervenuta la "Associazione italiana difesa animali ed ambiente - Aidaa", che ha presentato alla Procura di Ferrara un esposto contro Sgarbi, perché userebbe il termine "capra" in maniera spregiativa e inesatta. La "Aidaa", nella persona del suo presidente nazionale Lorenzo Croce, nell'esposto chiede - pare con intento strumentale solo per farlo smettere... - alla Procura della Repubblica di verificare se l'uso offensivo del termine "capra", che, a suo avviso, il critico usa a sproposito, non sia "un incitamento al maltrattamento di animali, oltre che un uso scorretto della lingua italiana"