Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
20 lug 2015

Il PD valdostano entra a corte

di Luciano Caveri

Ma in fondo il povero Partito Democratico valdostano che cosa ha fatto di male? Cambiare idea in politica ci sta e bisogna essere rispettosi delle conversioni, che fanno mutare radicalmente di direzione. Specie se questo avviene con leggerezza, facendo finta di niente, come se fosse del tutto naturale e persino mettendo il broncio se qualcuno obietta e segnala che la scelta è opportunistica. La permalosità in certe circostanze appare ridicola, perché sarebbe meglio dire "pane al pane" e "vino al vino", senza troppi giri di parole: il potere logora chi non ce l'ha. Attenzione, però, perché alla fine una risata seppellirà chi cercherà di dare giustificazioni troppo arzigogolate. Uccide più il ridicolo che la spada. E Matteo Renzi ha fatto scuola con lo slogan #lavoltabuona, dando ad intendere di voler cambiare tutto, per poi affidarsi, invece, al gattopardesco atteggiamento di chi in apparenza appoggia le innovazioni, ma in realtà (#staisereno) non vuole cambiare nulla di sostanziale, se non quanto lo rafforzi. Battendo per farlo le strade della parte peggiore della "vecchia politica". Prima Angelino Alfano e poi, tra breve, Denis Verdini. L'importante è salire a cavallo e poi restare in sella.

Mi permetto un riassunto.

L'accusa:

Si dice che entrando nella Giunta Rollandin il PD ha tradito gli elettori, dopo aver fatto la campagna elettorale per un'opposizione dura e pura. Politica come il "ballo della scopa", oltretutto per il solito Assessorato regionale di "serie B". Gli eletti dovrebbero far parte della componente di Sinistra del PD o meglio della "fu alleanza elettorale" con altri pezzi più a sinistra e perciò non dovrebbero inseguire il moderatismo renziano. Smemoratezza. Anzi, ad essere precisi, il PD aveva una componente maggioritaria di "civatiani" di ferro, ma Pippo Civati se n'è andato dal PD e la maggior parte qui da noi sono rimasti nel partito, per cui alla fine ha vinto - con inspiegabili "new entry" in area renziana - chi con Rollandin ha dimostrato di avere un'empatia cementata nel tempo e nelle frequentazioni. Al cuor non si comanda. Se si deve proprio spaccare il capello in quattro, va ricordato che i tre eletti in Consiglio Valle sono espressione della "Cgil", esperti di materie come scuola, sanità e pensioni, quei temi che vedono il sindacato schierato con nettezza contro Renzi. Come essere di lotta e di Governo. Fulvio Centoz, che con Aosta ha già avuto un bel regalo da Augusto Rollandin, da "rottamatore" si è trasformato in "conservatore", quasi museale, di chi è in politica dagli anni Settanta. Il nuovo che avanza o il vecchio che resta? E poi - a dirla tutta - la partenza ad Aosta non pare preludere ad una lunga consiliatura. L'Autonomia della Valle d'Aosta vacilla, ma si sceglie il renzismo e il suo asse filo-Union, in uno stato di amnesia su atti del Governo nazionale "amico" che risultano lesivi della nostra Autonomia, comprese le norme di attuazione sempre ferme al palo e pensando ai timori in vista di un nuovo Statuto che verrà discusso in un clima di incertezze per le Speciali. Mettere la testa sul ceppo. Una volta c'era un'opposizione che, chiamandosi "Renaissance", come progettualità comune UVP - Alpe e PD, ha finito per evocare il fantasma dell'epoca, Nicolò Machiavelli, e dunque permettere a chi se n'è andato di ritenere lecito ricorrere ad ogni mezzo per conseguire un fine. Così contro gli ex alleati il PD lancia la maledizione: "noi lo abbiamo fatto, ma anche voi eravate pronti a fare la stessa cosa". Mi pare un alibi poco credibile il tipo di percorso scelto per entrare nella corte, specie in assenza di qualunque tipo di discontinuità, per cui è meglio rimettersi alla clemenza della Corte. La sentenza inappellabile, appena possibile, la daranno gli elettori. Insomma: doveva essere sino a poco tempo fa la "presa della Bastiglia", ma al posto del 14 luglio l'ascesa al Palazzo è infine avvenuta il giorno dopo sul calendario, il 15, e perciò, perso l'attimo fuggente rivoluzionario, il PD ha deciso di accomodarsi nel salotto buono. E si dice che il Governo avrà un nuovo slancio: attendiamo lo sforzo muscolare...

La difesa: Sarà vibrante.