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30 mag 2015

Mostre d'arte e comizi politici

di Luciano Caveri

Qualche giorno fa, a Pont-Suaz, nell'atelier del grafico Pier Francesco Grizi, si è svolta l'originale formula di "mostra-evento" con Roberto Oggiani, architetto di Châtillon, di cui è stato anche sindaco, in questa occasione nelle vesti di pittore. Una "due giorni" con cui Oggiani ha presentato le sue opere, figure colorate e originali, spesso al femminile. Storie raccontate con i pennelli. Quel che è interessante, rispetto alle mostre tradizionali, è la logica "instant", cioè la brevità, la presenza dell'autore ed il clima informale, che consente ai presenti e soprattutto all'autore di parlare con tutti senza alcuna solennità o paravento. Non sono un grande esperto d'arte, ma questo non significa affatto non avere curiosità. Ed ogni volta che mi capita di girare il mondo, trovo giusto inserire nei miei tour la visita a musei e esposizioni. Rispetto al passato, trovo che le formule attuali - penso alle audio guide di ultima generazione - ti consentono un rapporto molto più arricchente. Anche se certamente la guida turistica competente - l'ho visto in certe visite ai castelli valdostani - ha l'impagabile possibilità di fornirti particolari e dettagli, che altrimenti resterebbero inespressi.

Ricordo, con gran divertimento, quando venne in visita in Valle d'Aosta il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la moglie e lo accompagnai alla mostra "Il ritratto interiore" curata da Vittorio Sgarbi. Sgarbi fu, nelle belle sale del Museo regionale di piazza Roncas, un cicerone perfetto con la sua immaginifica affabulazione. Piccolo particolare, Vittorio era accompagnato da una vistosa ragazza assai siliconata e con un vestitino che non lasciava nulla all'immaginazione. La Signora Franca, estroversa moglie del Capo dello Stato, si divertì moltissimo quando osservai - sottovoce - che più che da un chirurgo plastico l'avvenente amica di Sgarbi doveva essere stata da un gommista... E tuttavia ciò conferma come l'approccio ad una mostra o ad un artista cambi molto rispetto al rischio che, alla fine, certe esperienze possano essere barbose, come mi è spesso capitato vagando in musei bellissimi, che sia il "Prado" a Madrid o gli "Uffizi" a Firenze. Ci vuole del nuovo, che consenta di accendere scintille d'interesse. Pensavo, nel clima rilassato dello studio di Grizi, come in fondo il medesimo problema ci sia in politica. Il vecchio comizio assomiglia ormai in modo sinistro a un sé stesso che non cambia mai, con la cesura pubblico-oratori e una messinscena che, per quanto resa appetibile anche con strumenti più moderni, come scenografie che colpiscono, foto e filmati, parti di spettacolo che spezzano la parte più politica, alla fine non ci si evolve affatto nel rapporto fra politica e cittadini. Quando si prova a fare dibattiti e confronti, lo scenario non cambia affatto: resta sempre questa distanza incolmabile, perché ci sono sempre, come se fosse una rappresentazione teatrale "old style", un pubblico e degli attori. Ecco perché mi incuriosiva quella formula di "mostra-evento" chiedendomi se e come sia esportabile alla ricerca di nuove modalità di interazione, che ridiano alla democrazia spazi e modalità per ritessere momenti di dialogo, che non siano paludati come nella tradizione. Io nella tradizione ci ho vissuto e penso come un incubo a certe riunioni degli esordi, in salette in cui il fumo delle sigarette si tagliava con il coltello e l'uso del politichese una regola senza "se" e senza "ma". Ma ricordo anche, nel solco degli usi e dei costumi consueti, bagni di folla esaltanti, quando politica e passione diventavano incandescenti come in un concerto musicale da stadio. Ma il passato è passato e la politica stenta a trovare nuove forme di dialogo e, mi si consenta di dire che la politica virtuale dei "social" rischia di diventare più caricaturale dell'originale, con troppi maleducati e violenti che agiscono come dei guastatori. Insomma, si tratta di cercare novità, anche per un intento buono. Grossomodo in Valle d'Aosta quattro cittadini su dieci non votano più. Lo fanno per disinteresse, per arrabbiatura, per protesta ed altre tipologie ancora. Sarebbe interessante trovare maniere e modalità per farli riavvicinare al confronto politico, ma è evidente che se non lo hanno fatto e lo fanno sempre meno è perché le strumentazioni politiche sono vecchie e quel che è giunto di nuovo è inefficace. Si tratta di una bella sfida e personalmente non so bene da dove si possa cominciare, ma il livello di guardia della "non partecipazione", non solo per l'astensione dal voto ma anche per la partecipazione alla vita politica come condizione per formarsi un'opinione e non avere "voti telecomandati", è sempre più allarmante.