La voce più autorevole fu quella nel 2000 di Giovanni Paolo II, che pubblicamente domandò perdono «per i peccati dei cattolici attraverso i secoli». Sangue e violenze, roghi e censure, corruzione ed abusi: la lunga storia della Chiesa è costellata di vicende di cui dobbiamo avere coscienza nel giudicare gli altri. Ma questa autocritica che tocca nel profondo chi è stato imbevuto dalla cultura del cattolicesimo, proprio per la distanza incolmabile fra i principi proclamati e certe vicende accadute, non deve essere un impedimento a proclamare dolore e orrore verso le violenze contro i cristiani nel mondo contemporaneo. E parlarne il giorno di Pasqua assume un valore esemplare. La "World watch list" elenca cinquanta Paesi secondo l'intensità della persecuzione che i cristiani affrontano per il fatto di confessare e praticare attivamente la loro fede Sono i cristiani evangelici americani, come riporta il sito porteaperteitalia.org, a svolgere questa meritoria azione di monitoraggio.
Scrivono a proposito: "I cristiani attualmente sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato al mondo. A causa della loro fede in Cristo, più di cento milioni di credenti subiscono discriminazioni, persecuzioni o atti di violenza da parte di adepti di altre religioni o da parte di regimi totalitari. I cristiani sono trattati spesso come cittadini di secondo rango, ai quali vengono negati persino i diritti umani più elementari. La persecuzione si manifesta attraverso offese, minacce, vessazioni, attacchi fisici, violenze di ogni tipo, incarceramenti immotivati, nei confronti di (in questo caso specifico) cristiani o comunità (chiese) con lo scopo di impedire la propagazione della loro fede e di estirparla perché ritenuta un'offesa al pensiero, alle tradizioni o alla religione dominante. Secondo questa definizione dunque, la persecuzione non è un evento casuale, ma organizzato volontariamente. Sempre maggiore attenzione negli ultimi tempi è stata riservata ai gravissimi fenomeni persecutori contro i cristiani da parte dei media nazionali e internazionali. La persecuzione dei cristiani è entrata oggi a far parte dell'agenda di molte entità politiche nazionali e internazionali". Si entra più nel dettaglio Paese per Paese, di cui riporto solo la premessa: "Decisamente cresce la persecuzione dei cristiani nel mondo, persino in posti dove non era così marcata nel recente passato, come in alcune regioni dell'Asia, dell'America Latina e specialmente dell'Africa Subsahariana. Si conferma anche quest'anno l'estremismo islamico come fonte principale (non l'unica) di tale persecuzione, ma assume nuove e inattese forme, come i califfati dell'Is in Siria e Iraq e di Boko Haram in Nigeria. Entrano nella "top ten" altri tre Stati africani, Sudan, Eritrea e Nigeria, segno che l'Africa è sempre uno scenario centrale della persecuzione anticristiana. Appare chiaro che l'estremismo islamico abbia due centri di gravità globali: uno nel Medio Oriente arabo e l'altro nell'Africa subsahariana, e persino in stati a maggioranza cristiana i credenti stanno sperimentando un livello senza precedenti di esclusione, discriminazione e violenza. Ma l'estremismo islamico non è l'unica fonte di persecuzione: cresce infatti la paranoia dittatoriale (seconda fonte) ma anche la criminalità organizzata. A proposito di paranoia dittatoriale, la Corea del Nord è ancora al primo posto per il tredicesimo anno consecutivo. Le stime sui cristiani imprigionati negli orribili campi di prigionia nordcoreani non cambiano: tra i cinquantamila ed i settantamila. Impressiona l'imponente fenomeno dei rifugiati/profughi in fuga da paesi come Siria, Iraq, ma anche Nigeria e altri Paesi africani. Tutto ciò sta inevitabilmente cambiando anche la geografia cristiana dei paesi. Le "new entry" della "WWList" di quest'anno sono Messico, Turchia e Azerbaigian. Nel 2014, i paesi dove i cristiani hanno sperimentato maggiore violenza sono stati in questo ordine: Nigeria, Iraq, Siria, Repubblica Centrafricana, Sudan, Pakistan, Egitto, Myanmar, Messico e Kenya. Secondo le nostre stime, 4.344 cristiani sono stati uccisi per ragioni strettamente collegate alla loro fede, mentre almeno 1.062 chiese sono state attaccate per la stessa ragione". Naturalmente mancano le notizie più recenti, come la strage in Kenya su cui c'è stata troppa indifferenza e un senso di lassitudine che rafforza quelle carogne degli islamisti. Cosa dire? A Pasqua, giornata di festa per eccellenza, è bene pensarci, come ha fatto - non a caso - Papa Francesco il giorno del Venerdì Santo durante la "Via Crucis". Quel che è certo è che un mondo in cui si pone in discussione la libertà religiosa, con forme di inaudita violenza, fa paura. Di martiri, quelli uccisi non quelli che uccidono e abusano della definizione, ce ne sono già stati troppi ed il simbolo della croce - terribile icona del dolore - dovrebbe essere il superamento di odi e brutture, perché racconta una storia di morte e resurrezione. Ancora Buona Pasqua di tutto cuore!