Non mi è capitato sinora di scrivere di quella storia emblematica del benzinaio Graziano Stacchio, che qualche tempo fa, a Ponte di Nano nel Vicentino, ha esploso alcuni colpi di fucile contro dei banditi che tentavano di rapinare una gioielleria vicino al suo distributore di benzina. E' stato formalmente indagato per eccesso di difesa perché uno dei banditi, il nomade (constatazione e non definizione xenofoba, ci tengo a chiarirlo subito) 41enne Albano Cassol, è rimasto ucciso nello scontro a fuoco, ma non si sa ancora del tutto se ciò sia avvenuto per i colpi partiti dall'arma di Stacchio o dalle armi dei suoi complici. Fatto che che Stacchio, ancora in queste ultime ore, è diventato - malgré lui, ma proprio per il valore simbolico dei fatti - esempio di una ribellione dal basso contro l'escalation criminale, che sta sconvolgendo il Veneto e non solo in questi mesi fra macro e micro criminalità...
Stacchio, nelle prime dichiarazione a caldo, aveva detto: «Quando uno di loro è venuto verso di me con il mitra in mano ho mirato alle gambe per difendermi. Non volevo certo uccidere», aggiungendo «Non sono un eroe, né un giustiziere. Ho agito d'istinto, pensando alla povera commessa sola nella gioielleria, che poteva essere mia figlia». I banditi, infatti, a colpi di mazza cercavano di entrare nel negozio, che nel frattempo è stato chiuso perché la misura, dopo l'ennesima rapina, appariva colma. Mi viene in mente un amico di Hône, cui hanno fatto una rapina in casa e che ringraziava Dio, giunto sul posto, di non essere riuscito a raggiungere la sua pistola (è un ottimo tiratore, che si tiene allenato in poligono), perché se avesse ammazzato qualcuno sarebbe facilmente passato dalla parte del torto. Ho letto in queste ore alcune dichiarazioni del benzinaio al "Corriere della Sera", che confermano che si tratta di una pasta d'uomo. Ne cito alcune: «Non voglio il Far West, prima di imbracciare il fucile bisogna pensarci dieci volte. Non si spara alle persone: la vita è sacra»; «Confido molto nei politici: solo loro possono cambiare questo Paese, garantendo alle Forze dell'ordine il sostegno di cui hanno bisogno. La sicurezza non è né di Destra né di Sinistra, è un tema su cui tutti i partiti dovrebbero riflettere, invece di continuare a scaricarsi le colpe l'uno addosso all'altro. Anche se, a dirla tutta, c'è una cosa che non mi so spiegare...», rimane in silenzio. Poi risponde, lentamente, pesando ogni singola parola: «Qui sono venuti i leader di molti partiti, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, il candidato alle regionali del "Movimento 5 Stelle"... Ma nessuno di centrosinistra si è fatto sentire». Annuncia, comunque, che non sarà candidato con nessuno. Sono contro ogni forma di giustizia "fai da te". Non siamo negli Stati Uniti dove la vendita libera delle armi crea mostruosità da cronaca nera. Le armi le devono manovrare le Forze dell'ordine. Ma non si può neppure vivere con la "pelle di salame" sugli occhi e bisogna constatare che esiste una necessità crescente di coordinamento delle Forze di polizia e logiche di "Pronto intervento" (e pure di armamento) contro squadre di delinquenti organizzate come "commando" sul campo di battaglia. Così come - basta vedere certe sentenze - esiste un problema di Magistratura giudicante, per scelta giurisprudenziale "morbida" o per via di leggi insufficienti, che sembra alla fine consentire margine di manovra eccessiva a chi delinque. Ci vuole la certezza (e pure la severità) della pena per chi persevera, invece ci sono dei buchi troppo grossi nelle maglie che danno non sempre l'impressione che chi delinque paghi quanto dovrebbe. Meglio aprire un ragionamento complessivo, che vivere blindati e spaventati e con la tentazione di farsi giustizia da soli.