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28 dic 2014

Una sveglia per Natale...

di Luciano Caveri

Natale è come un flash che illumina. Ha una sua lunga premessa, fatta di attesa. Poi arriva e passa, appunto come un lampo, che riassume con la sua caduca intensità tutte quelle luci con cui lo celebriamo. Non so bene come riuscire a comunicare i miei auguri più sinceri, perché non siano anch'essi effimeri, come colorati palloncini che si perdono nel cielo. Allora non resta che rifarsi al tratto personale e alla combinazione del fatto che domani compio 56 anni. Un'età che un tempo sarebbe suonata come già un po' avanti con gli anni, mentre oggi per fortuna le prospettive di vita - sperando di non attirarmi una sciagura - si sono allungate. Per altro, devo dire che l'augurio sta proprio nella logica dell'equilibrio, di una qual certa saggezza che si somma ad una rispettabile vigoria fisica (quella mentale non spetta a me dirlo...). In più posso contare sullo stimolo e sull'amore di una moglie molto più giovane di me e di tre figli che sono ogni giorno una responsabilità, lieve e non gravosa. Specie perché nel loro percorso nella vita, ciascuno con la sua età e il suo carattere, mi fanno sorridere, essendo un pezzettino di me che si perpetua nel tempo. Ma questa idea del "saggio", come riflessione su me stesso, arriva in verità da un angolo sghimbescio. Capita quando Alessia Favre, sorridente presidente dell'Union Valdôtaine Progressiste, talvolta febbrile nella sua passione civile, non sapendo bene come chiamarci, a Dino Viérin e a me ha coniato l'unificante termine di "savant". Che in francese sarebbe "Qui sait beaucoup de choses, qui a un grand savoir", che viene, come "saggio" dal latino "sapere". Espressione che mi lusinga, anche se in certi momenti all'inizio mi aveva infastidito, perché mi pareva che fosse come una commenda che celebrasse ormai una posizione ormai tombale in politica. Ma devo dire che questo abito ho scoperto piacermi, perché dopo tanti anni in prima linea ci stava una logica di riflessione personale. Ma anche di concentrazione su temi politici di fondo, inseriti nella vita nella sua assoluta normalità fatta di lavoro ed affetti. Ne ricavo, a dispetto di questi anni in cui assistiamo ogni giorno a tanti fatti cupi e minacciosi che ci lasciano come sospesi sulle incertezze, la fiducia per il futuro. Nulla di astratto o teorico: è qualcosa di molto concreto, cui bisogna attaccarsi per evitare che si insinui un senso di vuoto. E il vuoto non sempre viene riempito da cose belle, se vige una forma di rassegnazione e di chiusura nel proprio privato. L'auspicio è dunque una scossa alle coscienze. Quando penso alla Valle d'Aosta di oggi mi viene in mente lo scrittore ceco Milan Hübl, citato da Milan Kundera, che diceva: «per liquidare i popoli si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta». Una sveglia come regalo di Natale...