Per chi non conoscesse il mondo alpino, c'è occasione di stupirsi per l'informazione così com'è stata data: "Un intero borgo in vendita su Ebay". Io ho letto la notizia, per la prima volta, da una mail dell'"Unione nazionale Comuni e Comunità Montane - Uncem" piemontese, che mantiene viva la fiammella di un'associazione nata oltre mezzo secolo fa e che dal 2011 ha avviato a Roma una sorta di fusione con l'"Anci - Associazione nazionale dei Comuni". Si legge nella nota: "Succede in Canavese, ai piedi del "Parco nazionale Gran Paradiso", tra le montagne della Valle Orco che da Pont si estende fino a Ceresole Reale. La borgata è Calsazio, frazione di Sparone. Questo il link del sito di acquisti on line con l'offerta. Gli immobili in vendita sono quattordici, per un totale di cinquanta vani". Perché non mi stupisco? Per la semplice ragione che - anche nel caso valdostano e cioè di una montagna più viva, anche grazie ai benefici dellìautonomia speciale - l'abbandono di alcuni di quelli che gli amici piemontesi hanno battezzato "Borghi alpini", con un'interessante campagna di valorizzazione, è un dato inoppugnabile. Qualche giorno fa, per fare l'esempio più recente, sono stato in un albergo ristorante a Lillianes, l'"Etoile du Berger", situato in una frazione montana, La Sassaz Dessous. La salita consente - e lo stesso capita in tutti i Comuni della Valle di mezza montagna, che avevano un'enorme dispersione in piccole frazioni sino agli alpeggi - di vedere un numero impressionante di villaggi, alcuni dei quali con molte case in stato di abbandono. Lo spopolamento è stata una realtà feroce e lo mostra bene quanto oggi conti, in termini demografici, il Fondovalle e in particolare la zona definita "Plaine" attorno ad Aosta. Negli anni scorsi con fondi comunitari si è intervenuto in parecchi di questi villaggi (ricordo il Crest di Pontboset, per fare un esempio), ma in realtà già in passato c'era chi aveva fatto interventi organici. Ricordo il rimpianto ingegner Franco Binel ed i suoi interessanti lavori di risanamento e ristrutturazione a Nex di Valsavarenche e a Perriail di Gressan. Penso a lavori che sono stati fatti a Mascognaz o Cuneaz di Ayas o a nella zona di La Salle, dove l'ingegner Paolo Jaccod ha segnato con il suo stile inconfondibile molte costruzioni. Ci sono "villaggi fantasma" ancora giacenti che lasciano stupefatti per la loro bellezza, come Bringuez di Brusson o Rodoz di Montjovet e penso agli hameaux, che erano finiti sommersi dalle acque, e ora sono tornati in superficie per l'uso a scorrimento della diga di Valgrisenche. Ho letto dell'idea di un giovane architetto di far rivivere quel paesino, Barmaz di Saint-Denis, minacciato da una frana e vuoto ormai da molto tempo, ben visibile anche dall'autostrada. Par di capire che anche per Calsazio si immaginino soluzioni di tipo turistico (albergo diffuso) o anche, visto che non è distante da centri come Ivrea, Rivarolo e persino Torino, di tipo abitativo. Oggi, purtroppo, manca sulle Alpi una banca dati che possa permettere di avere delle "buone pratiche" sul riutilizzo di villaggi abbandonati, che consenta anche di capire - con l'unica eccezione dell'unicum del "maso chiuso" sudtirolese - come fare per risolvere la questione annosa dello spezzettamento della proprietà, che talvolta è una delle cause del degrado di parte del patrimonio architettonico tradizionale. Specie laddove gli immobili si trovino in luoghi distanti dalle grandi stazioni sciistiche, che restano le più gettonate. Intanto, in bocca al lupo per la rinascita di Calsazio.