A me piacciono i temporali. Ne ricordo di epocali in alta montagna. Un'estate - ero un giovane giornalista - scesi quasi di corsa, con rischi per i fulmini che ora mi paiono evidenti, dal Col du Mont, dopo la cerimonia annuale di gemellaggio fra la francese Sainte-Foy-Tarentaise e la nostra Valgrisenche. Arrivai in paese stanco e fradicio, ma carico come una molla. Questa "sensazione elettrica" l'ho provata altre volte, per esempio al mare. Fare il bagno durante un furioso acquazzone, con l'acqua salata che pare più calda del solito, è una sensazione tonificante. L'ho provata molte volte nella mia giovinezza in mari domestici, come quello ligure, ma anche, con veri fortunali, nei mari tropicali con quella pioggia tiepida che ti penetra fino al midollo. A me Gabriele D'Annunzio non è mai piaciuto più di tanto, ma come non apprezzare ritmo e sonorità della sua "La pioggia nel pineto". La ricordate?
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Mi fermo qui. Su "Il Post" trovo un elemento che ho ben presente, ma che nella poesia non c'è, ma c'è nella mia memoria olfattiva. Citando Karl Smallwood dal sito "Gizmodo", si spiega che "il proverbiale profumo di pioggia è il risultato della combinazione di tre diverse fonti, dovute a una serie di reazioni chimiche e fisiche". Eccole elencate: "La prima fonte, quella che ci fa dire di sentire profumo di pulito soprattutto dopo un temporale, è l'ozono. Le molecole di ozono sono formate da tre atomi di ossigeno. Ha un odore pungente che ricorda abbastanza quello che si sente in piscina a causa del cloro, disciolto in acqua come disinfettante. I fulmini che si formano durante i temporali possono causare la rottura delle molecole di azoto e di ossigeno, portando alla formazione dell’ozono, che viene poi portato a bassa quota dalle correnti che si formano tra le nuvole. Per questo motivo molte persone avvertono il profumo della pioggia ancora prima che arrivi, soprattutto d'estate, perché l'ozono può essere trasportato dai venti a grande distanza e precedere l'arrivo del temporale. Il naso umano riesce a distinguere facilmente la presenza dell'ozono nell'aria. In media basta che siano presenti dieci parti di ozono per miliardo per percepire l'odore di pioggia". Il secondo elemento: "Il profumo di pulito che si avverte dopo la pioggia è di solito accompagnato da un altro tipo di odore, più intenso e che sa di terriccio, soprattutto se l'acquazzone si verifica dopo una lunga serie di giornate non piovose. E' causato dalla presenza nel terreno dei batteri appartenenti al genere "streptomyces" che nel loro ciclo vitale producono la "geosmina", un composto organico che diventa particolarmente odoroso quando aumenta l'umidità nell'aria. Rispetto all’ozono, il naso umano è estremamente più sensibile alla presenza di geosmina, ne distingue la presenza nell'aria anche quando il suo livello di diluizione è pari a cinque parti per trilione. Per questo motivo l'odore di terra spesso copre quello di aria pulita dovuto all'ozono, soprattutto se ci si trova in aree poco urbanizzate. Nei contesti urbani, invece, essendoci meno suolo libero a disposizione dei batteri, si percepisce di più l'ozono perché non viene coperto da grandi quantità di geosmina". Concludiamo il giro in punta di naso: "Il profumo dolciastro che si accompagna a quello di pulito e all'odore di terra è causato dagli olii e dalle resine che sono prodotti dalle piante. L’umidità portata dalla pioggia li fa viaggiare più facilmente nell'aria". A oggi, spiega Samilwood, non sono ancora note tutte le sostanze presenti negli oli vegetali che contribuiscono a creare il profumo di pioggia. Ma ecco, sempre sugli olii, il colpo di scena finale: "Cinquant'anni fa i chimici australiani Isabel Bear e R.G. Thomas provarono a scoprire quali fossero le cause del profumo della pioggia facendo seccare dell'argilla, ed estraendo gli oli trovati al suo interno. Identificarono una sostanza giallastra che aveva un odore che ricordava quello della pioggia. Bear e Thomas idearono anche la parola "petricore" per indicare il profumo di pioggia: deriva dal greco, dall'unione delle parole "πέτρᾱ - pietra" e "ἰχώρ - icore", cioè linfa". Il tutto da esibire in caso di pioggia.