In Valle d'Aosta si è creata una situazione di paralisi politica, definita fra il serio e il faceto su "Twitter" #stalloalpino, che purtroppo più passa il tempo e più preoccupa. Preoccupa non tanto perché, durante i passaggi istituzionali a fronte di cambiamenti politici, non ci sia normalmente un periodo di "ordinaria amministrazione", che può pure essere visto dall'opinione pubblica come un "vuoto", ma non lo è, quanto perché in queste ultime ore continui colpi di scena rendono tutto di difficile comprensione e i tempi paiono dilatarsi. Sembrava ormai assodato che martedì prossimo ci sarebbe stato un nuovo Governo, costituito - a seconda dell'esito delle trattative - dalle opposizioni (con l'unica eccezione dei "5 stelle" in posizione di eventuale "appoggio esterno") e da loro nuovi alleati o provenienti da unionisti fondanti un nuovo gruppo o dalla Stella Alpina o - tesi più praticata - da entrambi. Quel che importava - Statuto alla mano, perché la legge statutaria del 2007 non è altro, in questa parte e per chi ne capisca, che la trasposizione delle norme di rango costituzionale, mentre altra cosa è la legge elettorale - è che gli uffici del Consiglio, ma la materia è politicamente nelle mani della presidente del Consiglio, avevano chiarito che si era come all'inizio della Legislatura e non ci volesse più la mozione di sfiducia costruttiva per avere in aula un nuovo Governo. Perché? In Valle d'Aosta il presidente della Regione non è eletto dal popolo, ma dal Consiglio e fa parte di una Giunta, che è un organo collegiale. Dimessi tutti gli assessori, cade anche il presidente, malgrado il presidente in carica le dimissioni formali non le abbia mai date, "tenendo duro", per quanto la logica e il "bon ton" istituzionale richiedesse il contrario. Ora, invece, gli uffici del Consiglio "consigliano" - scusate il bisticcio - alla presidente del Consiglio, che evidentemente si affida a loro senza "se" e senza "ma", di richiedere la mozione di sfiducia costruttiva, dopo aver detto una cosa diversa in linea con quanto spiegato poco fa. Perché questo è avvenuto? Scrupolo costituzionale che ha fulminato alcuni d'improvviso o, come dicono le opposizioni, scelta utile per non avere in fretta un nuovo Governo regionale e consentire alla maggioranza attuale di trovare una via d'uscita per sopravvivere? Vedremo che cosa avverrà con grande serenità, anche nel caso di elezioni anticipate che sarebbero un dolore, in termini di consenso, per chi ora "rallenta". Quel che è sicuro è che certi personaggi emersi nelle attuali vicende, con più morali (una negli incontri riservati, un'altra nelle sedi di partito e in pubblico) sono degni della penna di un Balzac. Speriamo solo che chi vive questa situazione alla fine fermi la roteante pallina della roulette e si capisca quale numero alla fine uscirà. A vincere o a perdere sarà la Valle d'Aosta, ormai in ginocchio e priva di credibilità istituzionale. Io milito per il cambiamento, che resta per ora sull'uscio e rischia di morire in culla perché chi dice «me ne vado» con occhio umido per il suo estremo sacrificio, con tanto di saluto ai giornalisti, agisce in realtà sott'acqua per restare in sella lui stesso o per delega attraverso qualche fantoccio. La Storia farà ordine e darà i suoi giudizi.