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22 mar 2014

Parlare d'Europa

di Luciano Caveri

Prima regola è mantenersi freschi ed informati, quando una materia ti appassiona. E, visto che la politica è fatta di passione, bisogna viverla, sapendo che comporta studio e sacrifico. Nessuno nasce "studiato" ed il bello sta nel fatto, che immagino che ogni lettore abbia ma vissuto, che quando scavi in una materia non si raggiunge mai un completo apprendimento e c'è sempre qualche cosa di nuovo da imparare. Qualche giorno fa, mi è capitato di farlo in una scuola superiore a Pont-Saint-Martin, domani in Val di Lanzo, parlando in un corso istituzionale per studenti e cittadini. Sono state tante le occasioni per parlare di Europa, in questi anni, in conferenze pubbliche di diverso livello e tenore. Lo considero assieme un dovere e un piacere. D'altra parte, per tredici anni, con una certa continuità, ho frequentato le istituzioni comunitarie, prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni" e anche, ma il perimetro dei Paesi membri è ben più vasto, al "Consiglio d'Europa". E' stata una bella esperienza, che mi ha consentito di avere una "apertura" al confronto altrimenti impossibile e anche di accumulare un'esperienza utile e arricchente. Credo che sia giusto, senza alcuna logica elettoralistica perché non sono il lizza per niente in questa fase della mia vita, condividere quanto appreso, altrimenti una parte di quanto ho vissuto risulterebbe alla fine improduttiva, senza quel trasferimento della conoscenza, che è un obbligo morale in politica.

Quel che stupisce, ogni volta, è un elemento contraddittorio. Da una parte esiste una viva curiosità per i temi europei, considerati - qualunque giudizio si dia dell'idea europeista e della sua attuazione - un fatto centrale e che suscita una vivace attenzione, più di quanto si possa comunemente ritenere. Dall'altra esiste, come contraltare, una generale ignoranza dei meccanismi più basici e degli argomenti più elementari, come se all'interesse manifestato corrispondesse una mancanza di concretezza e l'approccio restasse troppo spesso ad un livello solo ideale. Per questo cerco, ogni volta, la complessità e la profondità degli ideali europeisti, regolandomi rispetto alla varietà del pubblico di fronte al quale ti trovi ad esprimerti. Si tratta, quando la ciambella viene con il buco e riesci a rendere avvincente il tuo discorso, di una viva soddisfazione. Condividere la speranza europeista, che oggi si trova in un campo minato, è una scommessa per il futuro e ripercorrere le vicende trascorse consente di capire che non bisogna mai indulgere nel pessimismo. I momenti non sono facili, ma l'Europa può superare questa frase di crisi economica e di difficile identità politica, perché l'alternativa è il caos.