Oggi mi occupo di un problema serio, ma lo faccio partendo con il sorriso. "Facia 'd tola": questa è una ben nota espressione in piemontese, ma esiste lo stesso modo di dire in diversi dialetti e pure in italiano con "faccia di tolla". L'ho imparata a Verrès, dove l'uso del piemontese in paese era usuale e mio papà - che il piemontese l'aveva appreso dai tanti commercianti piemontesi del "Bourg" di Aosta - ogni tanto usava questa espressione, con quel modo di scherzare che era per lui un breviario e che temo di aver in parte ereditato. Si tratta, in fondo, della beffarda versione popolaresca del più nobile "faccia di bronzo", che - da un dizionario qualunque - suona grossomodo come "persona sfrontata, spudorata, sfacciata, capace di azioni riprovevoli senza rimorsi, che non vergognandosi di nulla non arrossisce mai, proprio come se fosse di metallo". Io penso che non sia solo un fatto di rossore, ma anche della fissità e della impenetrabilità di un viso di una statua bronzea, da cui non traspaiono i sentimenti e le emozioni. Insomma: ci sono elementi contraddittori nell'uso dell'espressione, anche perché il vero mentitore non solo non trasmette le sue reali intenzioni, ma spesso usa tecniche coinvolgenti di amicizia e seduzione per buggerare la sua vittima. Insomma: non solo tante bugie, ma anche diversi modi di raccontarle. Comunque sia, l'espressione è valida in politica e devo dire che, nella mia vita, non ho mai finito di stupirmi. Qualcuno dirà: ma in politica la menzogna è una componente imprescindibile. In questo l'Italia si porta dietro la menzogna per il mantenimento del potere, teorizzata da Niccolò Machiavelli ne "Il Principe". Siamo, come noto, nel Cinquecento e la tesi è che chi governa non deve rifarsi ad una platonica conoscenza della verità o ai precetti evangelici, che sanzionano la bugia, quanto ad una logica aristotelica di capacità di simulare e dissimulare per temersi stretta la cadrega. Interessante, vero? Ognuno in Valle d'Aosta può avere una sua personale galleria di ritratti di persone che a questi insegnamenti si rifanno con abilità e continuità. Ho assistito in politica a scene degne di "premi Oscar" per la miglior recitazione e persino a giuramenti, poi risultati carta straccia. A me piace di più la teoria opposta di uno degli antesignani del federalismo, Immanuel Kant, che sostiene - siamo nel Settecento - come la verità sia un dovere incondizionato di fronte a tutta l’umanità, mentre la menzogna è una rovina per la società e per le sue basi: chi mente mina la società. Non a caso, fatemi aggiungere sommessamente, come la menzogna sia un caposaldo dei totalitarismi di tutti i colori e delle forme di autoritarismo di diversa grandezza e gravità. Eppure, specie in tempi di crisi, il bugiardo piace, perché le menzogne possono essere soavi e rassicuranti. Chi mente sa di farlo e lo fa assecondando i desideri di chi l'ascolta. In fondo, se a quest'ultimo va bene così...