Quest'oggi - anche se ormai i miei figli più grandi mi prendono per scemo - spunteranno le calze della Befana con i dolciumi. Premetto che so bene quanto la Befana sia una "bufala" importata, senza legami veri nella tradizione locale, come sta avvenendo - ma non prenderne atto servirebbe a poco - con l'americanata di "Halloween". La "Befana" deriva da leggende degli Appennini e la definizione nasce da una storpiatura di "Epifania". Parola che, a sua volta, passa dal greco al latino epiphanīa, appunto "manifestazione di Gesù ai Re Magi", derivata appunto dal greco "epipháneia" "manifestazione, apparizione", derivazione di "epiphaínomai" "mostrarsi, apparire". La Befana diventa un personaggio adoperato dal fascismo per la creazione di un immaginario utile per avere un insieme di miti a favore del processo di identità nazionale, in quella logica di una mitologia laica che aveva in fondo una venatura anticristiana, presente nel confuso background di Benito Mussolini. Meglio, dunque, parlare di Epifania con i Re Magi, simpatica leggenda, che deriva da una sola fonte: il Vangelo secondo Matteo, su cui poi la tradizione ha sovrapposto molti elementi, tipo il numero di tre, i loro nomi, che la stella fosse una cometa e lo stesso look con cui si rappresentano nel presepe. Leggiamo un primo brano: "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi (μάγοι magoi) giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei (βασιλεὺς τῶν Ιουδαίων basileus tōn ioudaiōn) che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella (ἀστέρα astera), e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele"». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono". Insomma i Magi si mostrano piuttosto goffi, denunciando in buona fede la nascita di Gesù, che Erode vuole uccidere. Prosegue Matteo: "Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono (προσεκύνησαν prosekynēsan). Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro (χρυσὸν chryson), incenso (λίβανον libanon) e mirra (σμύρναν smyrnan). Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo»". Il resto è noto e, attorno a questo episodio, si costruisce l'Epifania su cui si innesca, a cavalcioni della sua scopa come se fosse davvero una strega, la Befana con una coda beffarda di auguri scherzosi alle signore e signorine. Sacro e profano.