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19 nov 2013

L'ultima spiaggia a Saint-Vincent

di Luciano Caveri

Per il Casinò di Saint-Vincent potremmo adoperare l'espressione ben nota: l'«ultima spiaggia». Quando cioè - a fronte di una crisi impossibile da nascondere nella sua gravità - vi è un'ultima possibilità di risolvere una situazione critica. Questa locuzione deriva dal titolo italiano, "L'ultima spiaggia", di un romanzo "On the beach" dello scrittore inglese Nevil Shute, e dell'omonimo film, ambientato in Australia, dove, dopo una guerra nucleare che ha ucciso gli abitanti di tutto il resto del mondo, la popolazione rimanente in quel Paese - epilogo funebre su cui fare gli scongiuri - attende la propria fine a causa della letale contaminazione atomica. In inglese "ultima spiaggia" si può tradurre con l'espressione "last resort" e - per una curiosa combinazione linguistica - la definizione si addice perfettamente al nuovo simbolo, che è diventato un onnicomprensivo "Saint-Vincent Resort", evoluzione attuale di una macchina da soldi dal dopoguerra sino a poco tempo fa. In un'intervista abbastanza recente, si evidenzia con chiarezza il deus ex machina dell'iniziativa: «Alla regia di tutto questo c'è l'amministratore unico della "Casino de la Vallée SpA" Luca Frigerio: "In un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo in Italia, è fondamentale rivolgersi a nuovi mercati internazionali e ad alto potenziale di sviluppo. Per fare questo, però, è necessario che il livello dei servizi, oltre che delle strutture, raggiunga l'assoluta eccellenza"». Ma la grande novità, annunciata in primavera, prima delle elezioni fu, tratta dalla stessa fonte: «Intanto la Cina è sempre più vicina e questa evidenza è rafforzata dalla presentazione dell'accordo commerciale della Regione Valle d'Aosta con la joint venture "Chinova" per promuovere il turismo e i prodotti tipici della Valle. L'accordo è stato promosso dalla "Casino dela Vallée SpA" mentre "Chinova" offre la piattaforma e-commerce "e-Mall" grazie alla quale la Valle d'Aosta potrà presentare le proprie offerte alla clientela asiatica in forte espansione e molto interessata alla meta Italia e, in particolare, al gioco e all'enogastronomia». Dove sia sparita "Chinova" non si sa e sul Web, almeno in una lingua nota, non si trova traccia reale dello storico accordo, che avrebbe già dovuto garantire clienti a iosa dall'Oriente. Ma che Saint-Vincent debba diventare una sorta di "Chinatown" - immagino con annessi nuovi flussi migratori dall'Asia o dalle comunità cinesi in Italia - non esistono più dubbi. Lo stesso presidente della Regione, Augusto Rollandin, mesi fa, in una trasferta dai contorni indefiniti, è stato di persona - sposando la causa in toto - a Macao, l'ex colonia portoghese che, dal 1999, è Cina a tutti gli effetti con una particolare regime amministrativo. A dispetto del territorio minuscolo, è la località al mondo dove più si concentra il gioco d'azzardo con una progressione impressionante negli ultimi anni. Par di capire che, dovendo essere attratti come le mosche dalle attrattive "leisure" (tempo libero, svago) del nuovo "Resort & Casino" di Saint-Vincent, si starebbe di conseguenza per concretizzare un flusso continuo e molto redditizio di ricconi cinesi, che dovrebbero trasformare la Casa da gioco e dintorni dal triste luogo di decadenza e di flop economico di oggi in una fiorente miniera d'oro per l'intera Valle d'Aosta. Realtà o finzione? Basta aspettare, pronti a cancellare lo scetticismo con un ammirato stupore e a scolpire di mio pugno statue equestri davanti al Casinò per gli uomini della Provvidenza. Se così non sarà, in tanti dovranno fare le valigie, pagando prima il conto.