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20 apr 2013

Perché non mi candido alle regionali

di Luciano Caveri

La notizia ormai era diventata un "segreto di Pulcinella". Anche perché nelle ultime ore non l'ho nascosta: non presenterò la mia candidatura alle prossime elezioni regionali. Ora ne posso scrivere, dopo averlo detto - poco fa e per correttezza - alla riunione di zona dell'Union Valdôtaine Progressiste a Saint-Vincent, dove abito e dove avrei dovuto, come si dice, «dare la mia disponibilità». Non trattandosi né di un addio - facendo gli scongiuri contro la logica da orazione funebre - e neppure di un'auto-rottamazione sull'altare del "nuovismo", visto che ritengo immodestamente di avere ancora qualcosa da dire, vorrei qui spiegare le mie ragioni. Sono molti anni che faccio politica come eletto, esattamente dal 1987. Il mio percorso è noto Roma, Bruxelles, Strasburgo, Aosta: basta scorrere il curriculum qui sopra per ritrovare le tappe salienti, che dunque vi risparmio. Sono stati anni interessanti e velocissimi, che mi hanno portato, con una sola tirata, elezione dopo elezione, sino ad oggi. Penso di avere sempre onorato gli impegni e la fiducia. Quando sono stato fra i fondatori dell'UVP, c'è chi - e niente è peggio delle critiche degli ex amici - si è divertito a diffondere urbi et orbi l'ennesima provocazione: ha fondato un partito per garantirsi una ricandidatura in Consiglio. Una logica "poltronistica" da sottolineare in tutto il suo squallore, che mira a sminuire i contenuti di un progetto di rinnovamento. La scelta di non partecipare in prima persona alle elezioni regionali è scaturita anche dalla voglia di smentire le cattiverie di chi si diverte da sempre con il "giochino al massacro": dicerie a iosa non solo su di me, ma anche sui miei familiari, che non c'entrano. Questo non ha nulla a che vedere, almeno per come io la interpreto, con la politica. Punto e a capo. Niente di eroico e chissà cosa potrà riservarmi il futuro rispetto al quale ho un atteggiamento, come sempre, ottimistico. Lasciando il campo, trasformo in orfani tutti quelli che - specie anonimi su "Twitter" - mi avevano ultimamente scelto come capro espiatorio preferito. La politica resta la mia passione e non è solo una questione astratta di approfondimento di argomenti e temi, ma anche e soprattutto la politica applicata alla concretezza della "cosa pubblica". Ecco perché il mio passo indietro non è per nulla un tradimento - e lo spiegherò a tutti quelli che si risentiranno della scelta per stima e amicizia - e anzi ho energia e voglia di fare come non mai. Al centro della mia attenzione ci saranno la storia e la cultura autonomista e federalista e l'idea di un partito, l'UVP, che sappia proporre un modello di Valle d'Aosta all'orizzonte dei prossimi decenni. Vedremo poi se tornerò utile per future battaglie elettorali. Se desiderate potete ascoltare qui sotto l'inizio del mio discorso.