Spero di fare cosa gradita nel ricordare tre passaggi che il Papa dimissionario, Benedetto XVI, tratti dai tre discorsi pronunciato da Les Combes - straordinario belvedere sopra Introd - in occasione degli Angelus pronunciati in terra valdostana. Nel luglio del 2005 disse: «Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari».
«Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura - continuò il Papa - meraviglioso "libro" alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, "capace di Dio" perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera. Recitando insieme l'Angelus da questa amena località alpina, chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci il segreto del silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione, dell'amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio. Potremo così più facilmente accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà e nell'amore». Nel 2006, nel corso del secondo soggiorno, adoperò queste formule di ringraziamento: «Anche quest'anno ho la gioia di trascorrere un periodo di riposo qui, in Valle d'Aosta, nella casa che tante volte ha ospitato l'amato Giovanni Paolo II, e nella quale io mi sento perfettamente a mio agio, realmente in vacanza, in un luogo dove il Creatore ci dà questa aria fresca; questa bellezza riposante che dà la gioia di essere vivi. Mi sono subito immerso in questo stupendo panorama alpino che aiuta a ritemprare il corpo e lo spirito, e oggi sono contento di vivere quest'incontro familiare, perché come ha detto il Vescovo non è una folla, è un'assemblea, anzi è una famiglia di fedeli. A ciascuno di voi, residenti e villeggianti, un cordiale saluto. Desidero prima di tutto salutare e ringraziare il Pastore della Chiesa che vive in questa Valle, il Vescovo di Aosta, Monsignor Giuseppe Anfossi, che ringrazio per le sue parole e per la sua ospitalità. E saluto molto cordialmente anche il Metropolita qui presente, il Cardinale Poletto, Arcivescovo di Torino: benvenuto, Signor Cardinale. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i laici della comunità diocesana. Assicuro per ognuno un ricordo nella preghiera, e sono grato per la vostra preghiera, che il Vescovo di Aosta mi ha assicurato e che porto nel mio lavoro; e un ricordo particolare nella mia preghiera è sempre per i malati e i sofferenti. Il mio pensiero riconoscente va poi ai Salesiani, che hanno messo a disposizione del Papa questa loro casa bellissima. Un saluto deferente rivolgo alle Autorità dello Stato e della Regione, all'Amministrazione comunale di Introd, alle Forze dell'ordine e a tutti coloro che in diversi modi collaborano al sereno svolgimento del mio soggiorno, e sono tanti. Il Signore vi ricompensi!». Concludo con un passaggio più impegnativo, che risulta interessante anche con i recenti sviluppi con le dimissioni da Papa, e che pronunciò da Les Combes in mondovisione nel 2009: «Quest'oggi la liturgia prevede come pagina evangelica l’inizio del capitolo VI di Giovanni, che contiene dapprima il miracolo dei pani - quando Gesù diede da mangiare a migliaia di persone con solo cinque pani e due pesci - quindi l’altro prodigio del Signore che cammina sulle acque del lago in tempesta; e infine il discorso in cui Egli si rivela come "il pane della vita". Narrando il "segno" dei pani, l'Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr. v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell'Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell'Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L'Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita. In questo Anno Sacerdotale, come non ricordare che specialmente noi sacerdoti possiamo rispecchiarci in questo testo giovanneo, immedesimandoci negli Apostoli, là dove dicono: "Dove potremo trovare il pane per tutta questa gente?" E leggendo di quell'anonimo ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, anche a noi viene spontaneo dire: "Ma che cos'è questo per una tale moltitudine?" In altre parole: "che sono io? Come posso, con i miei limiti, aiutare Gesù nella sua missione?" E la risposta la dà il Signore: proprio mettendo nelle sue mani "sante e venerabili" il poco che essi sono, noi sacerdoti diventiamo strumenti di salvezza per tanti, per tutti!».