L'educazione sentimentale agli sport invernali è cambiata in profondità. Oggi anche i piccolissimi sono meravigliosamente tecnici e griffati e vivono una comodità d'approccio alla neve un tempo impensabile. Noi, sulle piste per la prima volta negli anni Sessanta, in confronto eravamo fantozziani nella nostra attrezzatura arcaica con scarponcini in pelle con lacci e cappelli con il "ponpon" fatti dalla zia. Giacche a vento e pantaloni con elastico sotto il piede erano degni del povero Roald Amundsen. Anzitutto da piccolissimi c'era la slitta, quella in legno, niente di moderno. Quando arrivavano gli sci erano in legno come i bastoncini: ormai sono oggetti ornamentali alle pareti degni dei vecchi attrezzi agricoli d'antan. Quel che caratterizzava i primi cimenti era lo sprofondamento nella neve per salire con la slitta il declivio prescelto e per lo sci la maledetta scaletta e la discesa in piste battute alla garibaldina. Poi il cimento degli skilift, attaccati alla sbarra con piattello, prova equivalente alla prima selvaggina di un giovane indio nella foresta amazzonica. Oggi tutto è diverso: del look abbiamo detto, le attrezzature sono hi-tech e soprattutto i pargoli godono di uno svezzamento sciistico in quel piccolo paradiso in terra che sono gli snow park. I genitori amorosi non sono come quelli della nostra generazione, che tendevano al piemontesismo «disciulati!» per una forma affettuosa di logica che era «sveglia bauchi». Io per questa forma di svezzamento rapido mi ritrovai fierissimo da bambino con la gamba rotta e gli amichetti che mi firmarono il gesso, quasi invidiosi del mio infortunio sui campi di neve. Oggi i "parchi sciistici" sono invece pedagogia pura: fra gonfiabili e gommoni, casette e tapis roulant, babacci piccoli e grandi - finita l'epoca delle sofferenze infantili - piccoli sciatori crescono. Ieri vedevo una maestro di sci che, per caricare la piccolissima allieva in erba, "batteva cinque" alla fine di ogni discesa. Io ricordo rimbrotti e qualche racchettata sul sedere per evitare "rugne". Altri tempi!