Leggo da autorevoli esponenti del mondo del turismo una loro viva soddisfazione per l'andamento della parte di stagione turistica che si è appena conclusa con l'Epifania «che tutte le feste porta via». Sono contento se così è stato per almeni due ragioni. La prima è che le vacanze definite come "natalizie" sono un caposaldo della stagione invernale e una larga parte degli incassi derivano proprio da questo periodo così concentrato. La seconda è che le dichiarazioni in positivo rompono quell'impressione di lamentazione che ogni tanto emergeva in passato. Quel che è certo, a fronte della crisi economica generale, è come l'industria del turismo sia davvero un settore sul quale puntare, pur sapendo quanto l'evoluzione climatica incomba come una minaccia e senza una nevicata giusta a inizio stagione si "tribola", come dimostrato dalle folli temperature primaverili delle scorse ore.
So bene, quando si parla dello sviluppo della Valle d'Aosta, come questa esaltazione del turismo vada sempre presa con le pinze. Bisogna ssolutamente evitare, in una crescita equilibrata, la logica della "monocultura" e poi il turismo non ha ricette da scienza esatta, perché l'approccio con il turista comprende un insieme di servizi assai vari e talvolta distanti dal "core business" vero e proprio. Non è sbagliata la considerazione di come, alla fine, l'intera comunità, per riffa o per raffa, finisca per contribuire al successo complessivo del nostro turismo. Certo - per chi come me si è occupato in passato e in diverse vesti del turismo - colpisce l'idea di come alcune intuizioni siano alla fine risultate davvero vincenti. Ne elenco alcune. Vi è anzitutto la lenta sostituzione di parte del mercato italiano con i mercati stranieri, che oggi "salvano" l'emorragia degli italiani. Questo significa spingere sempre di più verso nuove clientele che un tempo apparivano come assolutamente remote. Da questo punto di vista - secondo elemento - le nuove tecnologie sono sempre di più la vetrina verso questi nuovi mercati e rendono obsoleti metodi tradizionali di del marketing turistico, anche se non basta la logica digitale e spesso la conoscenza personale fa ancora la differenza. Un terzo elemento sta, anche nel periodo invernale che resta il più importante dell'anno, del decrescere della logica "solo sci" con una clientela sempre più curiosa e che, con l'invecchiamento di chi ha più denaro da spendere, sposta i suoi interessi ad esempio su quel turismo culturale che viaggia forte. Resta il problema serio dei trasporti: sulla ferrovia, qualunque strada si prenda, i tempi di soluzione saranno epocali; sull'autostrada vanno cercate soluzioni facili e non macchinose e in fondo questo delle autostrade a prezzi folli è un problema italiano e non solo valdostano, anche se da noi le tariffe sono ormai da capogiro; sarà bene darsi da fare per l'uso dell'aeroporto, visto che anno dopo anno non si sono viste soluzioni, neanche passeggere, per riavviare lo scalo. Capisco che temi e problemi sono molto più varie più vasti, ma se la "tenuta" del turismo c'è davvero, come viene detto, questo non può che confermare che il settore va presidiato sempre di più.