«Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po' e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò». Alzi la mano chi, di qualunque generazione sia, non ricordi l'attacco de "L'anno che verrà". Lucio Dalla usava un'immagine antica, quella della lettera. Mi domando purtroppo quanto tempo sia che non ne scrivo una personale. E non mi si dica che sms o "WhatsApp", così come "Twitter" o i post su "Facebook" siano sostitutivi della lettera. Al limite qualche assonanza si può trovare nelle poste elettroniche, ma è qualche cosa di vago rispetto alla lettera vera e propria. E' vero che su questo non si può che vivere di ricordi, perché tornare indietro non si può. Perché la sostanza è semplice: quando il telefono era ancora una tecnologia artigianale per i contatti più intimi, ci sia affidava per necessità alla corrispondenza. Così uno dei regali che si ricevevano da ragazzino era carta da lettere con le proprie iniziali o persino nome e cognome. Era straordinario, specie con le amicizie estive, scoprire a quell'età il piacere di scrivere e di ricevere la risposta. Come vecchi messaggi in bottiglia ne trovo di scritte ad amici della "compagnia" o a fidanzatine del tempo che fu. Queste ultime erano le più difficili da scrivere perché bisognava essere sintetici ma efficaci. Ha ragione Blaise Pascal quando diceva : «Je vous écris une longue lettre parce que je n'ai pas le temps d'en écrire une courte». Per contro, quale emozione trovare al rientro da scuola quella letterina intonsa da aprire con il batticuore. Credo che ci sia poco di comparabile a quella lettura rapidissima e poi al successivo soppesare frasi ed espressioni. «C'est l'amour qui fait qu'on aime», come cantava Edith Piaf. Certo per la mia generazione, diversamente da certe lettere dei miei parenti del passato più remoto, il salto verso il nuovo - tipo telefono - è stato vissuto con tanto di sorpasso e ritorno dello scritto prima con il fax, ormai defunto, e poi con i diversi strumenti attraverso Internet. Mentre per secoli nulla di alternativo alla lettera esisteva per attraversare lo spazio e le distanze geografiche. Niente di nostalgico, solo pensieri, frutto anche del ritrovamento di una scatola di lettere.