La notizia "Ansa" sulla sentenza della Corte Costituzionale tedesca è breve ma esaustiva e dice: "Dalla corte tedesca "sì condizionato" al "Fondo Salva-Stati". I giudici tedeschi pongono la condizione che il contributo della Germania sia limitato a 190 miliardi. Un aumento del contributo di 190 miliardi di Berlino al "Fondo Esm" sarà possibile solo con il "sì" del Parlamento tedesco. Lo hanno deciso i giudici di Karlsruhe, sottolineando che Bundestag e Bundestrat devono essere pienamente informati di tutte le discussioni". Quel che ci aspettava si è concretizzato: il disegno per il "salvataggio" dell'Europa, concepito da Stati e Unione europea, passa le "forche caudine" dei "giudici delle leggi" tedeschi. Un loro "no" di oggi avrebbe colato a picco l'Unione europea e ragionevolmente nessuno poteva pensare che questo potesse avvenire. Tuttavia l'ammonimento dei giudici non è da prendere sottogamba e riguarda una questione preziosissima e irrisolta: il contenuto democratico del processo d'integrazione europea. Quel baratro profondissimo che si è creato fra le istituzioni europee e le popolazione del Vecchio Continente, che oggi - se fossero chiamate ad un referendum - affonderebbero l'attuale Unione senza spazi di trattativa sulla spinta di una crisi feroce rispetto alla quale i ritardi e le impotenze di Bruxelles e dei vecchi Stati nazionali sono stati sotto gli occhi di tutti. Anche da noi in Valle d'Aosta, dove l'europeismo fa parte del "dna" costitutivo dell'autonomismo, noto un crescente scetticismo che sfocia in aperta ostilità in certi ambienti e in generale dilaga una forma di analfabetismo sull'Unione europea, sulle sue istituzioni, sul suo funzionamento e sul principi che la reggono. Come unico valdostano in un'istituzione europea, il "Comitato delle Regioni", me ne dolgo profondamente. Quello di oggi è un punto a capo nel cuore di una crisi economica che atterrisce e colpisce senza risparmiare nessuno. E' come un lampo nel buio che mostra uno scenario desolante, ma obbliga tutti a darsi da fare con speranza, perché un atteggiamento depressivo o remissivo non è degno della causa europeista. Ma i giudici tedeschi hanno chiesto più partecipazione e se il sistema tedesco consente alle Regioni con il Bundestrat di essere partecipi al disegno, questo per l'Italia spinge ancor di più verso quel Senato delle Regioni su cui la politica italiana prende tempo.