Basta entrare nel sito di "La documentation française" per capire che abbiamo a che fare con un editore sui generis, trattandosi della Repubblica francese in persona attraverso la "Direction de l'information légale et administrative" (acronimo, come piace ai francesi, "Dila"). Oltre a occuparsi di tutta la pubblicazioni ufficiali - "Journal" e "Bullettin" in diverse vesti - pubblica libri giuridici, dossier, rapporti e molto altro ancora (importanti per chi vi scrive tomi pubblicati sui problemi della montagna). Interessante, per chi ami i temi europeisti e pensa al vuoto pneumatico sul tema della nostra di Repubblica, è una collana chiamata "réflexeeurope" nella serie denominata "Débats". Pochi mesi fa è comparso in questa serie un libro dal titolo problematico "La construction européenne est-elle démocratique" del professore ginevrino Nicolas Levrat, allievo di un personaggio assai noto in Valle, Charles Riq, e che dirige oggi - sulle tracce sul suo maestro - l'Institut européen de l'universitè de Genève. Non è un caso che sia uno svizzero ad osservare la "democraticità" dell'Unione europea, perché gli svizzeri - che dell'Unione non fanno parte ma in qualche modo sono legati ad essa attraversa una fitta rete di accordi bilaterali - hanno più di altri un punto di osservazione neutrale (ovvio!), che consente quel distacco necessario che forse certi pregiudizi di cui è imbevuto un cittadino europeo non consente. I giuristi svizzeri aggiungono, per lunga tradizione federalista, uno sguardo attento ai particolari, talvolta invisibili a noi "comunitari". Levrat - con cui di recente sono stato in Marocco con il "Consiglio d'Europa", quando mi ha omaggiato del libro - racchiude nel volume il filo dei pensieri argomentato da dati e documenti ed il capitolo 1 svela senza problemi la tesi di partenza: "Une démocratisation peu convaincante". Mai tema poteva essere più di attualità nel cuore di una crisi di cui si stenta a vedere la conclusione e che sta scuotendo non solo le fondamenta istituzionali dell'Unione e la loro credibilità, ma ha messo in crisi le convinzioni più profonde di chi, come me, assegna un valore enorme al processo d'integrazione europea. Il "fil rouge" riprende argomenti ben noti, che qui elenco sommariamente: "les tentatives passées pour démocratiser l'Union" (il Parlamento europeo, il "Comitato delle Regioni", la cittadinanza europea); "des tentatives infructueuses" (i sistemi elettorali, la mancanza di un dibattito europeo, gli aspetti barocchi del sistema); "un pouvoir politique désincarné" (Europa senza politica, ruolo eccessivo degli Stati, Unione troppo tecnocratica di fronte alla crisi). Si potrebbero aggiungere molti altri argomenti evocati da Levrat, ma quel che conta nelle sue riflessioni - lo viviamo quotidianamente non solo in Europa e in Italia ma anche nella piccola Valle d'Aosta - è il problema cardine della fragilità dei meccanismi democratici, che rischiano di essere travolti dalla logica emergenziale e da governanti a tutti i livelli che preferiscono far tutto da soli o chiudersi nella linea, spesso opaca , del fare "en petit comité".